Quanto ci vuole a scrivere un romanzo?
10 9 2016
Quanto ci vuole a scrivere un romanzo?

Louise Doughty risponde.

Nata nell'East Midlands, Louise Doughty vive in Inghilterra dove tiene la rubrica "Un romanzo in un anno” per il Daily Telegraph. Al Festivaletteratura risponde alle curiosità di lettori e aspiranti scrittori. Scrivere per lei è un gran divertimento. Da prima lettrice sceglie Cime tempestose di Emily Bronte e Graham Greene per la loro profonda comprensione della natura umana e crede sia fondamentale essere un buon lettore per diventar poi un bravo scrittore. Ma qual è il trucco per pubblicare il proprio libro? Scrivere un buon libro. Risponde Louise. «Scrivete il libro, scrivetelo bene e poi riscrivetelo ancora meglio. La vostra unica preoccupazione dev’essere la scrittura.»

Si inizia scrivendo qualche pagina di prova. Se si è particolarmente ispirati, la prima stesura di un romanzo è veloce. Si scrive di getto. Dostoevskij scrisse Romanzo in nove lettere in una sola notte. Serve però anche tempo per la documentazione sugli eventi, per la revisione delle singole parti del romanzo. Il tempo di scrivere si somma al tempo di riscrivere, correggere. Quanto tempo occorre allora per realizzare un romanzo? E’ possibile scrivere un romanzo in un anno? «Sì- risponde Louise Doughty- a patto che non facciate molto altro, che ci lavoriate parecchio e che abbiate talento.»

Giovane e con un lavoro part time, Louise Doughty dedicava anche nove ore al giorno alla scrittura. Crazy paving, il suo primo libro, l’ha scritto in diciotto mesi. Dance with me in sette. Fires in the dark, invece, più lungo e con un’ambientazione più complessa, le ha richiesto quasi quattro anni e mezzo. I suoi romanzi trattano il tradimento, la vendetta. La cosa peggiore, secondo Louise, è il tradimento della persona che ami. Da qui nasce la vendetta dei protagonisti dei suoi romanzi. «Non sono cattiva come i miei personaggi» ci tiene a precisare l’autrice. Le storie di Louise Doughty sono la giusta via di mezzo tra thriller e noir. I colpi di scena impediscono al lettore di capire veramente come andrà a finire il racconto. Sono storie costruite come scatole cinesi, sono le storie che ha voluto scrivere sin dall’inizio. Lascia agli editori la classificazione.

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