Questioni (non solo) di cuore
9 9 2018
Questioni (non solo) di cuore

Lella Costa porta in scena la storica posta del cuore di Natalia Aspesi

Era il 9 ottobre 1992 quando sul Venerdì di Repubblica apparve per la prima volta la rubrica Questioni di cuore di Natalia Aspesi. Sono passati più di vent'anni da quella prima lettera, in cui Gianni Filardi, uno studente di sociologia di Roma, chiedeva «Che fine hanno fatto le ragazze?». Quasi cinquantamila lettere dopo (di cui circa 4 mila pubblicate), la storica rubrica della Aspesi, che è già divenuta un libro, diventa anche uno spettacolo.

«Va bene, facciamolo», avrebbe detto la giornalista alla proposta di portare il suo lavoro in teatro, «ma solo se le lettere le legge la Lella», racconta Lella Costa al pubblico di Piazza Castello. Ad accompagnare il racconto le scenografie di Antonio Marras e le musiche di «un’altra ragazzina di 84 anni» – Ornella Vanoni – scherza la Costa.

Ripercorrere gli oltre vent’anni di questa rubrica non è solo un omaggio a Natalia Aspesi, non è semplicemente un’operazione nostalgica, ma è anche un ottimo modo di indagare come siano cambiate le abitudini sessuali, sentimentali e sociali degli italiani in questo lungo arco di tempo. Secondo Lella Costa «le lettere a Natalia sono uno spaccato della nostra società».

C’è Giovanni da Udine, che ha l’amante con cui ha incontri fugaci in un garage, ma si fa scoprire indirizzando per errore un sms focoso alla moglie. C’è Pietro di Modena che si accompagna con le prostitute perché dice di non avere ancora trovato una donna di cui innamorarsi. C’è Maria di Torino, 58 anni, che ha paura di non piacere più agli uomini e a cui Natalia risponde un categorico ma sincero «Diciamocelo, il mondo è pieno di uomini di cui si può benissimo fare a meno».

Poi ci sono quelli che si innamorano dei personaggi famosi, continua a raccontare Lella Costa, in un irresistibile mix di dialetti: la ragazza istruita che prende una cotta per il calciatore Borriello, quello che a teatro perde la testa per Claudia Koll, la donna eterosessuale infatuata della voce di Gianna Nannini («Anche io la amo» le risponde la Aspesi «ma amo anche George Clooney»), o il ragazzo che parte alla volta di Roma per incontrare Vladimir Luxuria.

Ci sono alcune lettere a cui la Aspesi è particolarmente affezionata, tanto da chiedere che fossero inserite nello spettacolo: sono quelle dei lettori omosessuali, che per molti anni le hanno scritto nell’anonimato, per non doversi dichiarare pubblicamente. «All’inizio i gay mi scrivevano molto di più. Che cosa strana! Forse il fatto di non doversi più nascondere li ha pacificati», ha detto la giornalista in un’intervista a Repubblica del 2016. Eccolo qui, lo spaccato della nostra società, il mondo che cambia.

Ciò che non cambia mai è lei, Natalia. Nelle sue risposte la giornalista non giudica, non si erge ad arbitro, entra in profonda empatia con gli autori delle lettere senza rinunciare al suo schietto punto di vista, ironico, caustico, pungente e mai consolatorio o accondiscendente, nel massimo rispetto di chi si mostra dall'altra parte. Perché, come disse lei stessa in risposta a una lettera di Aldo Busi che dichiarava di dubitare della veridicità delle lettere della rubrica – dato l’ottimo italiano in cui erano scritte –, «spesso i nostri lettori sono meglio di quanto ci immaginiamo, o di certo sono meglio di noi giornalisti».

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