Ri-tratto
11 9 2015
Ri-tratto

I laboratori di ritrattistica di Festivaletteratura

La serie di incontri per grandi e piccini in cui il pubblico, armato di penna-pennarello e guidato da un autore, potrà scegliere se ritrarre con il disegno o con la parola.

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Andrea Vitali apre il percorso di laboratori Ri-Tratto nelle sale del Capitano di Palazzo Ducale.

Invita subito i partecipanti ad impugnare la Tratto Pen per descrivere un ambulatorio medico di base, tipicamente squallido e sovraffollato, ma ricco di interessanti e rari personaggi.

Esercitando da sempre nel suo paese sul lago di Como la professione di medico di base, lo scrittore propone agli aspiranti narratori lo scenario di un ambulatorio. Devono tutti immaginarsi seduti sulle sue scomode sedie d'alluminio con un numero in mano, in attesa del proprio turno, che dal dottore non arriva proprio mai. Quando però arrivato il momento tanto atteso della visita, un personaggio si mette in mezzo: l'ultimo della fila, quella persona che direttamente ci precede e verso la quale proviamo un ingiustificato, ma fortissimo odio. Proprio di questo personaggio i partecipanti al laboratorio sono invitati a tracciare un ritratto.

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Mentre le penne si spostano sui fogli e qualche sguardo vaga per la stanza in cerca di una rapidissima ispirazione, Vitali distrae il suo pubblico con divertenti aneddoti sui suoi incontri durante le visite. Non tardano ad arrivare risate e risposte: i partecipanti si fondono perfettamente con l'ironia lombarda dello scrittore e, incredibile, riescono anche contemporaneamente a produrre testi alquanto lunghi e spassosi.

Fra gli ultimi legge di una ragazza spagnola, con fatica traduce al pubblico ciò che ha scritto nella sua lingua madre, ma già dalle prime immagini si percepisce uno stile brillante e un'idea non convenzionale. Il suo ritratto è quello di due pazienti che si sfidano con lo sguardo: chi c'era prima?


Carlotto truffatore per i suoi allievi

Ritratti criminali nel laboratorio di scrittura

"Proprio come essere a scuola, insomma!" esclama una delle partecipanti al workshop entrando nella Sala del Capitano di Palazzo Ducale allestita con sedie e banchi per il secondo laboratorio di Ri-Tratto con Massimo Carlotto.

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Lo scrittore di noir però accoglie il gruppo di ospiti con lo spirito di un insegnante non convenzionale: "Sono venti anni che porto avanti tre personaggi seriali e non li ho mai descritti".

Carlotto inizia un lungo monologo affascinando gli ascoltatori: quello che vuole è un lettore che non riesca ad abbandonare la sua storia, totalmente immerso nella narrazione tanto da dimenticare la cena sul fuoco. Sembra riuscirci bene anche a voce. Lo scrittore entra subito nel suo ambiente: il crimine, il noir, caduta agli inferi dei personaggi. Il suo genere letterario impone un iperrealismo, su cui lo scrittore gioca descrivendo in pochi particolari il personaggio e lasciando ai dialoghi il compito di andare a fondo. Nelle sue storie di agganci tra politica, imprenditoria e criminalità si assapora la cultura e il linguaggio del crimine, in cui si immerge grazie ad accurate inchieste.

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Getta il pubblico nell'azione e propone un modello: sé stesso. Carlotto diventa per loro un truffatore, come se fosse uno degli abitanti delle sue pagine. La prova è spinosa, la sala in silenzio.

"Perché siete così timidi?"

"Eh no, stiamo scrivendo" gli viene risposto.

Pochi riescono a rappresentarlo, forse temono i suoi occhi chiari e profondi. Una voce però si distingue fra le letture, è una signora che pensava di venire a disegnare e invece ha scritto: “La voce querula uccideva definitivamente la sua bellezza”, legge davanti agli altri. Le viene chiesto di ripetere, lo scrittore la indica: ritratto efficace.



A lezione di disegno con Giancarlo Illiprandi

Il laboratorio Ri-Tratto incontra il disegno

Giancarlo Illiprandi, noto designer e grafico nato nel 1925, conclude con le lezioni di sabato e domenica i workshop Ri-Tratto. Stavolta molti più fogli di carta sono sparsi sui tavoli e le sedie vengono disposte a ferro di cavallo, proprio come in una scuola d'arte. Qualcuno ha portato con sé un grande supporto di cartone e si aggira per la sala curiosando tra i volti, sperando di trovare il giusto soggetto da ritrarre, per mostrare il proprio talento al maestro.

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Illiprandi però sorprende tutti e con la sua voce lieve e quasi impercettibile inizia la lezione invitando i partecipanti a compiere pochi semplici gesti: qualche linea sul foglio, anzi no, dei segni. Lui ci tiene alle parole giuste. Dei segni intenzionali puliti, senza staccare la penna dal foglio, compiendo movimenti contrari all'abitudine, dal basso verso l'alto, da sinistra verso destra.

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“Ogni progetto inizia con un rapporto fra chi progetta e lo spazio.”

L'intenzione iniziale deve essere quella di fermare l'idea tramite lo sketch, un provvisorio abbozzo dei particolari che colpiscono del soggetto da ritrarre. L'approccio iniziale avviene in primo piano, poi si deve aspettare qualche giorno, lasciando sedimentare l'immagine, per arrivare al disegno.

Illiprandi invita gli allievi a disegnare chi gli siede accanto, partendo dallo schema ovale del viso, per passare al particolare e infine sfumando con un pennello i tratti decisi e incancellabili (perché Illiprandi non vuole che gli allievi disegnino a matita, che ci sia la possibilità di correggere).

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Alla fine fa tracciare a tutti due lettere maiuscole: la A e la Z. Inizio e fine dell'alfabeto: la scoperta più importante del genere umano. E anche le lettere, che compongono le parole, sono innanzitutto un segno sulla carta, un mezzo d'espressione che circolarmente si ricollega alla scrittura. Come il percorso di laboratori Ri-Tratto: dove scrittura e disegno si fondono in un'unica narrazione.

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