Ritrovarsi a Capri
7 9 2019
Ritrovarsi a Capri

Il tracce del mito dell'isola attraverso le parole dei suoi ferventi ammiratori

Sin dall'antichità Capri si è imposta nell'immaginario collettivo come un luogo in cui le normali convezioni sociali non avevano il potere di controllare la vita dei suoi abitanti. Benjamin Taylor segue le tracce di questo mito, partendo dall'imperatore romano Tiberio e concludendo con lo scrittore inglese Norman Douglas.

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L'autore dà vita ad una folla di personaggi che hanno amato e dedicato anni della loro esistenza all'isola mediterranea tramite la lettura di lettere, pagine di diario, racconti. Narra dell'amore che l'imperatore Tiberio nutriva nei confronti dell'isola, tanto da sceglierla come sua seconda casa da dove amministrare il vasto impero romano. Ai pettegolezzi di Svetonio sulle presunte dissolutezze dell'imperatore, Taylor attribuisce l'origine del mito di Capri come un luogo anti convenzionale (e forse anche di perdizione) che avrebbe attirato così tanti personaggi nei secoli successivi. Tra il tardo Ottocento e l'inizio del Novecento infatti la popolazione dell'isola annoverava celebri personalità, come il magnate tedesco Krupp, che indulgeva in controverse pratiche omo-erotiche, il conte Francese Fersen, che aveva inaugurato un santuario dell'amore e del dolore, lo scrittore Ellingham Brooks, amante respinto di Somerset Maughan. Tutti questi personaggi in fuga dalle restrizioni delle loro società d'origine trovarono in Capri un rifugio dove coltivare le proprie inclinazioni in un modo più libero e autentico. Il prezzo da pagare fu però l'esilio in quella gabbia dorata, che per molti si protrasse fino alla fine della loro vita. Intorno agli anni '40 lo scrittore Norman Douglas divenne un frequentatore assiduo dell'isola che amò profondamente. Dai resoconti scritti dal suo collega e amico Greene emerge che anche gli abitanti dell'isola si affezionarono a quello strano scrittore e che ogni sua visita era accolta da un clima di euforia generale. Secondo Taylor ciò fu dovuto al fatto che Douglas era stato in grado di cogliere un tratto essenziale che caratterizzava non solo gli abitanti di Capri ma anche l'intero mezzogiorno, cioè il profondo rapporto che essi avevano con la natura, seguendo una tradizione del tutto pagana.

Complessivamente Capri rappresentò quindi nei secoli non solo un luogo in cui ripararsi per sfuggire al ritmo frenetico delle società europee ma anche un luogo dove riscoprirsi, indulgere alle proprie inclinazioni più segrete e cercare un'unità panica con la il mondo della natura.

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