Saviano si racconta
11 9 2022
Saviano si racconta

e i blu non lasciano nulla in sospeso

Roberto Saviano, scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano che, come gli stessi ragazzi di Blurandevù ci suggeriscono, non ha bisogno di molte presentazioni. Forse anche semplicemente perché per una volta desidera e ha l’opportunità di raccontarsi lui stesso, senza che pregiudizi e preconcetti lo anticipino.

Ci parla del lui diciassettenne a cui oggi chiederebbe di fermarsi, riflettere un po’ di più ma che sa già non lo ascolterebbe, anzi nemmeno lo capirebbe perché troppo ambizioso, troppo desideroso di essere agente di cambiamento e che sa, alla fine, lo lascerebbe ripercorrere quella stessa strada, nonostante i sacrifici e le difficoltà. A cui sa che non sarebbe in grado di impedire di ripresentarsi in piazza Casal di Principe nella sua Caserta quel 23 settembre del 2006 e alzare la voce e pronunciare tutti quei nomi che nessuno osava invocare.

Un coraggio, il suo, che ha pagato tutto, con ciò che di più caro una persona può avere: la propria libertà. Lo stesso tipo di coraggio che ha motivato ogni scelta e azione del magistrato italiano Giovanni Falcone, protagonista dell’ultimo romanzo di Saviano Solo è il coraggio. Un coraggio non spavaldo, temerario ma consapevole, scelto perché l’unico modo per poter non rinnegare i propri valori più profondi ma connettersi a quelli.

Solitudine: un’altra parola centrale nella vita dell’autore tanto quanto in quella del suo protagonista. Essere solo, abbandonato ai margini dai propri colleghi, vittima di dubbi e insinuazioni ha significato per Falcone un’inevitabile condanna a morte. Mentre oggi, invece, per Saviano la solitudine, condizione a cui ormai ha fatto l’abitudine, diviene sempre più la sua zona sicura, lontana dal giudizio altrui, da quella incertezza e da quel timore che gli provoca l’incontro con gli altri. Insinuazioni, dubbi, giudizi che il nostro paese non risparmia a nessuno, soprattutto a chi si dimostra capace in ciò che ai tanti risulta difficile perché tristemente siamo portati a pensare, per principio, per cultura, che, chi si realizza in ciò che ama e desidera, sia stato inevitabilmente raccomandato, abbia preso scorciatoie. E allora solo la morte può mettere fine a questo circolo vizioso e far cadere quelle resistenze che non permettono di apprezzare e elogiare quegli stessi uomini e quelle stesse donne anche in vita.

Ma per attenersi a quello stile che caratterizza le interviste degli irriverenti e curiosi ragazzi di Blurandevù, non si possono sorvolare tutte quelle domande più inconsuete e divertenti. E allora come non parlare di quella passione per i gorilla che inaspettatamente tanto ci racconta di Roberto Saviano. Un amore che lo porta a visitare tutti gli zoo che incontra e a portare un saluto, come fossero colleghi, amici, a quei gorilla, silverback, che come lui sono costretti in gabbia, sempre sotto lo sguardo di tutti. Animali da non guardare mai negli occhi perché, come è tipico delle mafie, uno sguardo di troppo diventa uno sguardo di sfida. Ma Roberto Saviano non si attenta a sfidare i gorilla, semplicemente si limita a volgere uno sguardo in più verso le mafie.

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