Scienza e società
8 9 2018
Scienza e società

Dal lato sociologico della scienza ai problemi della decisione politica

Da sempre attento alle questioni e alle sollecitazioni proposte dalle scienze esatte, Festivaletteratura inaugura quest'anno Scienceground, un terreno per il confronto scientifico, aperto per tutta la durata della manifestazione presso lo spazio di Santa Maria della Vittoria. Animato da una piccola comunità scientifica temporanea composta da giovani ricercatori e studenti universitari, Scienceground funzionerà come luogo di scoperta, dialogo e approfondimento per riaffermare il valore fondamentale del giudizio e del discorso scientifico proprio a partire dal tanto controverso concetto di dato, attraverso giochi, workshop, videoconferenze, interviste dal vivo e una piccola biblioteca tematica.


La scienza e la società non sono mondi separati, ma interconnessi in un intreccio di rapporti che si trasfigurano con il mutare dei tempi.
Questa è la relazione investigata nel dialogo fra Tommaso Dorigo, studioso di fisica delle particelle e animatore di un blog divulgativo, e Massimiano Bucchi, sociologo della scienza, incoraggiati da spunti suggeriti dal moderatore Emanuele Penocchio, della Piccola Comunità Scientifica Temporanea.

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Ricercatori e studenti che formano la comunità scientifica, per prima cosa, vivono la loro vita quotidiana nella società, non su torri d'avorio, e ne fanno pienamente parte. Ma che una relazione ci sia è mostrato anche, come illustra argutamente Bucchi, dal fatto che la scienza in una società democratica si caratterizza per pratiche, scopi e scrupoli ben diversi da quelli della scienza che si esercita in una società non democratica. La tecnologia, poi, media i rapporti tra le due sfere: è il prodotto di sforzi scientifici, cambia il panorama sociale in modi innumerevoli, trasformando anche le esigenze che la società avverte e che saranno a loro volta affrontate da branche della scienza.

Una tensione destabilizza però oggi questa relazione: in un dibattito pubblico polarizzato, la credibilità riconosciuta alla scienza sembra oggi più precaria. Pare, a tratti, che sia concepita come qualcosa in cui "credere" o meno. In altri casi la comunità scientifica è parzialità, conflitti di interessi e nepotismi a volte presenti, più spesso semplicemente presunti. In alternativa, è caricata di aspettative alla stregua di un juke-box deputato a sfornare verità assolute. Non aiuta, e anzi genera diffidenza tra gli studiosi, che i mass media, per negligenza o anche solo per i tempi frenetici della comunicazione, ne riportino a volte i risultati con imprecisioni e poca attenzione alle sfumature.

L'impresa scientifica non è sempre innocente – si pensi al Progetto Manhattan – ma è tesa alla pubblica utilità, e del resto riceve ampi finanziamenti dai contribuenti. Colmare il divario di conoscenze, ma forse soprattutto di linguaggi, fra gli scienziati e i cittadini comuni è quindi necessario e, sottolinea Dorigo, dovrebbe essere una parte importante dell'attività di ogni ricercatore. Non potendo però ciascuno diventare esperto oggi di glifosato, domani del genoma umano, occorre che si diffonda nella società una cultura della scienza e dei suoi metodi, di ciò che è e di ciò che non è in grado di fare.

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In linea con un'intenzione del progetto ScienceGround, il dialogo si propone allora di parlare di scienza per come essa realmente è. Non una successione lineare di scoperte incrementali, ma un percorso tortuoso che procede per prove ed errori con occasionali cambi di paradigma, come insegna Thomas Kuhn.

Non un pantheon di geniali lupi solitari contraddistinti da una qualche sorta di univoca obiettività, ma una comunità sociale nelle sue stesse dinamiche: una comunità in cui si instaurano numerosissime fruttuose collaborazioni fra studiosi, anche a decine o a centinaia, specialmente in quegli ambiti delle scienze "dure" esplorati con strumenti potenti quanto costosi, come l'acceleratore di particelle del CERN. Ambiti in cui, come ricorda Dorigo in ideale continuità con Bruno Latour e Steve Woolgar, stabilire se un dato anomalo raccolto in un esperimento sia una scoperta oppure una fluttuazione statistica richiede discussioni accanite e costruzione di un consenso.

Se però l'opinione pubblica si forma attraverso l'immagine della scienza trasmessa dalla stampa generalista, a preoccupare è la condizione in cui si trova la politica su temi ad alto contenuto scientifico.

Il decisore politico, anche se bene intenzionato, rischia infatti di essere preso tra i due fuochi di un elettorato non sufficientemente informato, a cui deve in qualche modo rispondere, e di una comunità di ricercatori dei cui risultati, che dovrebbero orientare le sue scelte, spesso non ha le competenze per valutare la solidità.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:
Lavagne mercoledì 5 ore 18.00 - Lavagne giovedì 6 ore 19.00 - Evento 52 “Non è che siamo tutti newton o Galileo” - Evento 84 “Quale cura per la memoria?” - Lavagne venerdì 7 ore 19.00 - Lavagne sabato 8 ore 17.00 - Evento 167 “La lunga strada del DNA” - Evento 189 “Una storia stupefacente” - Lavagne domenica 9 ore 17.00.

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