​Scrivere per essere utili
9 9 2021
​Scrivere per essere utili

Alice Walker abbatte i confini tra «letteratura, attivismo, resistenza e pensiero positivo»

Quando scrittori e lettori si incontrano, capita che si verifichino quei fortunati momenti di silenzio in cui ognuna delle parole che solitamente affollano tanto i libri quanto le presentazioni diventa superflua. Perché tutto quello che c’è da dire sta lì dentro, concentrato come solo il silenzio sa essere. Come stasera, quando lo schermo si è acceso per mostrare il volto di Alice Walker, autrice di Il colore viola e La terza vita di Grange Copeland, e tutta la platea è sembrata trattenere il respiro per un lungo istante, prima di sciogliersi nell’applauso. Ecco, in quell’istante lì era già racchiusa tutta l’ora che sarebbe seguita. Un’ora in cui a fare da centro nevralgico della discussione non c’era un libro fisico, quanto piuttosto le emozioni e reazioni che fluiscono tra scrittore e lettore. Se tutti noi conosciamo il lato del lettore, Alice Walker ha voluto dischiuderci cosa si prova ad essere una scrittrice.

Il capovolgimento della prospettiva, l’identificazione empatica tra noi e lei, a dispetto di qualsiasi barriera – fisica, linguistica, esperienziale – inizia fin da subito, perché fin da subito Walker decide di spiazzarci. Rivelandoci che quando scrive ha un solo scopo: essere utile. Utile a noi, a chi leggerà le sue parole, che lei concepisce come un’offerta, un regalo, una vera e propria mano tesa, nella speranza di stabilire un contatto e iniziare una relazione. I puristi, qui, trasaliranno: ma come fa un’arte a essere utile? Basta ascoltare l’emozione nella voce di Walker per capire che, per lei, utile è semplicemente ciò che agisce, crea, nutre, ama. Non c’è letteratura che nasce senza amore nei confronti di chi la leggerà; ed è proprio questo amore che noi lettori ci portiamo a casa dai libri che leggiamo, che ci rendono un po’ più umani, più empatici, e ancor più desiderosi di approcciare nuovi libri e nuovi personaggi, in un circolo virtuoso che non conosce interruzioni.

Sembra tutto idilliaco, ma chi ha letto i libri della Walker sa che i personaggi che li abitano non sono facili da amare. Contesti difficili, uomini violenti, donne che, a causa della loro condizione segregata, spesso compiono passi sbagliati, allontanandosi da quell’ideale di giustizia ed eguaglianza che, nonostante tutto il dolore che permea questi romanzi, continua a essere presente sullo sfondo delle vicende. Walker lo sa, sorride nel riconoscere che la scorza dura di molti personaggi sia ben presente a molti dei suoi lettori, ma ci assicura che lei, come loro creatrice, li ama tutti, perdutamente; non solo perché sono stati modellati direttamente dalla vera umanità che l’autrice ha conosciuto e riconosciuto, ma perché in tutti loro, dietro quella scorza, risiede la possibilità del cambiamento. Nei tortuosi percorsi di ricerca di piccole libertà, che non sia mai lesiva di quella degli altri, la Walker ha saputo illustrare come pochi altri la complessità degli esseri umani. Sempre in cambiamento, mai facili da definire.

E che modo migliore c’è di fare attivismo tramite la letteratura se non dimostrando che il cambiamento è possibile? Le trasformazioni dei personaggi servono proprio a questo: farci vedere che tutti, nel loro piccolo, possono cambiare. Di questo la Walker è sempre stata convinta, tanto nella sua carriera da scrittrice, quanto in quella da attivista.

E torniamo all’inizio, dunque: a cosa serve la scrittura? A cosa potrà mai essere utile? Non a cambiare il mondo, no. Ma a cambiare noi stessi, forse. Speriamo di sì. E a farci un po’ più felici. Parte spontaneo l’applauso quando la Walker ci confessa la sua gioia di esistere, di essere semplicemente viva in questo mondo, nonostante gli innumerevoli problemi che lo abitano. E non è un caso se tutta la platea, stasera, si è alzata con il sorriso. Un’ora che non sarà bastata a cambiare il mondo, ma che è stata sicuramente utile a cambiare qualcosa dentro di noi. E va bene così.

A punteggiare il discorso di Alice Walker ci sono stati numerosissimi consigli di lettura, tra nomi rimasti sulla punta della lingua, e solerti suggerimenti dal pubblico. Per chi vuole continuare il gioco delle parti, e leggere come una scrittrice, vi lasciamo i suoi suggerimenti.

  • Un altro mondo, di James Baldwin
  • I giorni dell’abbandono, di Elena Ferrante
  • The Love Songs of W.E.B. Du Bois, di Honorée Fanonne Jeffers
  • Due donne (Passing), di Nella Larsen
  • I loro occhi guardavano Dio, di Zora Neale Hurston
  • Un bonus cinematografico: Lazzaro felice, con la regia di Alice Rohrwacher
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