Scrivere per liberare e liberarsi
8 9 2018
Scrivere per liberare e liberarsi

Yan Lianke dialoga con Marco Del Corona

«In I 4 libri, parlo di conflitti, confronti, censura ma soprattutto libertà e diritti umani»: Yan Lianke, una delle personalità più importanti nel panorama della letteratura cinese contemporanea, presenta Ia sua ultima opera, I 4 Libri, ambientata all'inizio della rivoluzione culturale cinese del 1957. L'autore ha scelto questo anno come punto di inizio della "rieducazione" degli intellettuali cinesi, di cui descrive il profondo conflitto interiore. Un dissidio tra il dovere (impossibile da evitare) di denunciare gli scrittori sospettati contrari alle politiche di Mao Tse-Tsung e il vivere nella consapevolezza di stare compiendo, con quella denuncia, un crimine. «Gli autori della Cina della grande Rivoluzione Culturale erano quindi costretti a peccare», sostiene Yan Lianke, creando un parallelismo con la religione riconoscibile nel titolo del libro, ispirato ai quattro libri del Vangelo e della tradizione confuciana.

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Nonostante al giorno d'oggi la situazione sia profondamente cambiata, gli scrittori cinesi si devono ancora confrontare con due tipi di censure. Una letteraria, imposta dal governo comunista, e una ancora più pericolosa, quella di "auto-censurarsi" per paura del pubblico di lettori, capaci di accusare e denunciare gli scrittori alle autorità. Yan Lianke ha deciso di scrivere I 4 Libri per liberarsi dall'autocensura stessa, esprimendo la propria libertà di espressione non solo in relazione ai temi trattati, ma anche nel linguaggio della narrazione, pur consapevole che in questo modo il suo manoscritto non sarebbe mai stato pubblicato in Cina. Yan Lianke afferma di aver tratto ispirazione per il suo stile di scrittura non solo dalla Sacra Bibbia, ma anche dalla mitologia greca. Decide infatti di terminare il suo libro con una metafora tratta dal mito di Sisifo e riferita alla situazione della Cina dalla Rivoluzione Culturale ai giorni nostri. Secondo il mito, Sisifo viene condannato da Zeus a spingere una roccia sopra la cima di una montagna, nell'illusione di poter raggiungere il cielo, ma il masso è destinato a sfuggire al suo controllo a rotolare inesorabilmente fino a valle, annullando ogni sforzo.

Yan Lianke cala il mito nella Cina contemporanea, che da generazioni punta all'affermazione nell'Olimpo del successo, rimanendo però intrappolata in due grandi "ruote" senza fine. Una rappresentatata dall'industrializzazione della rivoluzione culturale, che ha costretto milioni di persone a lavorare in fonderie per la produzione di acciaio e ferro. Un lavoro di massa che ha causato, a seguito dell'abbandono dei territori agricoli, la morte di oltre 30 mila anime. La seconda grande "ruota" è costituita dal capitalismo contemporaneo, che spinge la Cina a diventare una superpotenza internazionale, trascurando la solidarietà e il rispetto per le persone. Per sfuggire a questa situazione, l'autore propone un ribaltamento del mito di Sisifo, suggerendo alle persone di non seguire gli obiettivi di produzione industriale, ma di guidare le proprie azioni giù verso le pendici della montagna della vita, verso villaggi e città abitati da persone con le quali coltivare relazioni umane di solidarietà e amore verso il prossimo. Solo in questo modo, dice Yan Lianke, si potrà raggiungere in Cina la libertà e il rispetto per i diritti umani.

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