​Senza chiedere nulla in cambio
8 9 2022
​Senza chiedere nulla in cambio

Il Sistema sanitario nazionale raccontato da chi l'ha vissuto dall’interno: Massimo Cirri e Chiara d’Ambros

Ci sono parole e sigle che a forza di essere ripetute da televisioni e giornali si imprimono nelle nostre teste, e da esempi di terminologia burocratica sembrano quasi diventare formule magiche. Il SSN (sentite come si srotola bene, l'essessenne) è uno di questi: nato nel 1978, oggi è considerato una di quelle cose che diamo per scontate. Per noi è scontato entrare in ospedale senza carta di credito, senza carta d'identità, ed essere curati. Allo stesso modo in cui diamo per scontato andare a scuola e votare: il modo in cui si dà per scontata la democrazia, quell'insieme di regole stabilite in nome di un'idea, di un modo di stare insieme che sia collettivo e non personale.

Il diritto alla salute infatti è questo: un bene collettivo. La Costituzione lo definisce così, dopotutto. Eppure raramente ci si sente così soli come durante la malattia. Figuriamoci dunque quando questa solitudine si accompagna a quella che Massimo Cirri definisce «povertà per malattia»: un rischio che lui ha corso, e che ha evitato «perché mi hanno curato senza chiedermi niente in cambio». Lui e Chiara d'Ambros hanno deciso di scrivere un libro per spiegare agli italiani come funziona il SSN, nei suoi pregi e nei suoi difetti, nelle sue eccellenze e nelle sue - crescenti - mancanze. Un libro che è diventato anche un documentario, con testimonianze di Gino Strada, Milena Gabanelli e Umberto Galimberti. Una storia che mette insieme sacro e profano, che coinvolge fatti, numeri, ma anche valori soggiacenti e radicati, come radicato è il dolore.

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Durante l'epidemia del Covid-19, la difesa del SSN era sulla bocca di tutti: tante parole, pochi fatti. E poca concretezza. D'Ambros e Cirri non sono medici, ma nelle loro parole risaltano le numerose storie ed esperienze di vita vissuta: storie di medici pagati poco che fanno turni massacranti, storie di pazienti che hanno dovuto cambiare regione per essere curati al meglio nonostante la buona volontà dei medici, in un sistema che mostra i segni dei pochi investimenti e della poca cura. La cura per ogni malattia diventa così una merce da acquistare, mentre la prevenzione esce dal panorama - non conviene prevenire, se curare è un business. E ne soffre il bene più prezioso: la salute del cittadino, tanto nel corpo quanto nella mente.

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Chiara d'Ambros, per risaltare la bellezza di questo sistema pubblico, ricorda che è importante interrogarci sulle parole: è facile recarci dai medici privati quando il pubblico non ha posto per noi. Ma privato indica che qualcosa è stato tolto: e a cosa stiamo rinunciando? Questi pezzetti, questi piccoli frammenti che vengono a mancare nella quotidianità in cui i privati cittadini navigano, pian piano si accumulano: pezzetti di iniquità che creano buchi neri nell'idea di collettività, che diventa individualistica senza che ce ne accorgiamo. Ci siamo disinteressati, abbiamo rimosso il dolore, preferiamo non vederlo. Ma il SSN è nato con l’idea di un vivere collettivo, di condivisione anche del dolore: forse oggi riscoprendo la bellezza di questa struttura si può provare a ricostruire l'idea di comunità che gli soggiace. Una comunità fondata sul mettere in comune, in rete, le risorse, i corpi, la fisicità, che sia malata o sana, impaurita o coraggiosa: tutti i bisogni che portiamo sopra e sotto il confine della pelle.


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