Siamo giovani e capiamo benissimo
9 9 2018
Siamo giovani e capiamo benissimo

Un altro lavoro è possibile? I volontari di Blurandevù lo chiedono a Marta Fana

A chiudere gli incontri di Blurandevù 2018 è Marta Fana, ricercatrice presso la Scuola di Studi Politici "Sciences Po" di Parigi e autrice di Non è lavoro, è sfruttamento. Al centro del saggio e dell'intervista, Marta Fana propone una prospettiva ampia sul mondo dei lavoratori, che va dalle riforme recenti del mercato del lavoro italiano all'avvento su scala globale della gig economy. A legarli è l'emergere di forme di lavoro sempre più flessibili e precarie, scarsamente retribuite e riconosciute.

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Si parte dal fenomeno dei cosiddetti cervelli in fuga, un'etichetta che, chiarisce Fana, tralascia le migrazioni per motivi economici di lavoratori con qualificazioni medie o basse, anch'essa numericamente consistente e anch'essa ignorata da chi ricopre ruoli istituzionali. E se i giovani faticano a trovare adeguate opportunità occupazionali una volta usciti dal sistema formativo, anche a prescindere dal titolo di studio ottenuto, cosa dire di un programma come l’alternanza scuola-lavoro? Lo scopo di questo strumento, sulla carta, sarebbe proprio quello di facilitare l'inserimento lavorativo dei giovani. Per Marta Fana, però, il programma va abolito in quanto maschera un lavoro non retribuito, senza garanzie, diritti, e nemmeno formazione di qualità per lo studente-lavoratore.

Le esigenze delle imprese, d'altronde, dominano oggi l'organizzazione e la rappresentazione del lavoro, nelle imprese italiane come dietro gli scaffali virtuali di Amazon. «Un progetto minuzioso, bisogna riconoscerlo», sostiene Marta. Ne è manifestazione il ritorno del lavoro a cottimo, che scarica la responsabilità d’impresa sul lavoratore, o l'istituto dei voucher, strumento che troppo spesso in Italia si è accompagnato al lavoro nero e non alla sua eradicazione. La contrapposizione tra lavoratori, più che tra lavoro e capitale, è soprattutto simbolica. La rappresentazione del lavoro nei media divide, invece che unire, lavoratori accomunati dall'esperienza quotidiana dello sfruttamento.

Contro questa egemonia, Marta Fana contrappone una visione del rapporto di lavoro come conflitto, non solo cosciente, ma anche volto alla trasformazione, dei rapporti di forza tra datore di lavoro e lavoratore. Un conflitto da incanalare in una nuova e larga partecipazione politica, così da demolire, primo fra tutti, il luogo comune «Siete giovani, non potete capire!».

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