Smartphone pretesto di guerra
6 9 2023
Smartphone pretesto di guerra

Quando la piccolezza di un chip mette in ginocchio nazioni

Due giganti terrestri come USA e Cina, distanti tanto a livello politico quanto geografico, non potrebbero sembrare più lontani, quando basta ruotare di poco il mappamondo per scoprire quanta poca acqua li divida. Alessandro Aresu e Simone Pieranni sono riusciti a raccontare questa vicinanza nascosta, rivelando i reciproci legami di co-dipendenza a livello economico. Questi due stati, tanto diversi quanto simili nell'essere agguerriti, portano avanti da decenni una lotta per la supremazia in ambito tecnologico ed elettronico, cercando e sfruttando materiali come i semiconduttori, fondamentali per la costruzione dei nostri amati smartphone.

Storicamente possiamo osservare come il loro continuo tentativo di sopraffarsi a vicenda abbia influito enormemente sull'andamento economico mondiale. Negli anni '80 vi è stata un'apertura al mercato globale da parte della Cina che ha fornito agli americani l'occasione perfetta per grandi guadagni: dividere il processo di realizzazione delle componenti elettroniche in due parti, tenendo per loro la progettazione con costi limitati e destinando la produzione alla nuova comparsa, poi definita "l'industria del mondo".

La situazione si ribalta quando l'Occidente viene colpito dalla crisi finanziaria del 2008: senza perdere tempo i cinesi ritornano all'attacco tentando di svincolarsi da quelle catene invisibili che li legavano agli States. Pechino quindi, per raggiungere l'indipendenza, sviluppa e finanzia aziende che svolgono in autonomia tutte le funzioni, senza bisogno di ricorrere ad aiuti esterni.

Negli ultimi anni gli Stati Uniti, per ostacolare tale fenomeno, hanno emesso sanzioni nei confronti del Paese rivale per indebolirlo, sfruttando anche i pesanti danni economici legati alla pandemia.

Una battaglia senza esclusioni di colpi, che forse andrà avanti all'infinito o quantomeno fino allo sfinimento di uno dei contendenti. Difficile decretare quando accadrà: di certo, come hanno ribadito gli esperti, non a breve. Sono questioni interessanti, spesso poco note ma che è bene conoscere per capire meglio gli equilibri sui quali si regge la realtà che ci circonda. D'altra parte, in questi giochi di potere, non sono menzionate le nazioni sfruttate da queste due superpotenze: nazioni che non hanno i mezzi per competere sul mercato e non influiscono direttamente sulle decisioni in ambito politico globale.

La Cina da vittima è diventata anch'essa carnefice e non ha esitato ad imitare la tecniche imparate nello scontro. This stolen country of mine è un documentario, proiettato al cinema Carbone durante la rassegna Mondovisioni, che espone il drammatico fenomeno del progressivo e ormai quasi completo prevaricamento da parte della Cina nei confronti dell’Ecuador. La Cina, alla costante ricerca di risorse naturali, nell’ultimo decennio ha operato aggressivamente per sfruttare le materie prime dello stato sudamericano, giustificata e protetta dal pretesto dello spropositato numero di debiti da quest’ultimo contratto con il gigante asiatico. La vicenda è spiegata tramite l’alternanza di due testimonianze: Paúl Jarrín Mosquera, capo della resistenza indigena contro lo sfruttamento della loro terra, e Fernando Villavicencio, giornalista entrato in possesso dei contratti tra i due governi, perseguitato per anni a causa della volontà di pubblicarli. Le storie che si celano dietro la banalità che potrebbe suggerirci il nostro cellulare sono forse tra le più drammatiche. Se non possiamo impedirle, possiamo quantomeno impegnarci nel rimanere informati.

Festivaletteratura