Sulle tracce di Robert Wyatt
11 9 2016
Sulle tracce di Robert Wyatt

Alessandro Achilli e i segreti della Scena di Canterbury tra musica, parole e video

Nato da genitori iscritti alla Società Fabiana, cresciuto nel rispetto e nell'ammirazione della cultura e della musica in particolare, Robert Wyatt è una delle personalità di spicco di quella che viene chiamata "Scena di Canterbury", una scena musicale che si venne a creare fra gli anni sessanta e settanta da alcuni musicisti della città di Canterbury, nel Kent. Un nuovo genere il loro, con influenze del rock psichedelico, della musica elettronica e del jazz.

Alessandro Achilli, giornalista professionista specializzato nell'ambito musicale e traduttore della biografia autorizzata Different Every Time di Marcus O'Diar su Robert Wyatt, in un dialogo con il chitarrista jazz Giorgio Signoretti ha svelato la vera natura del polistrumentista Wyatt ripercorrendo tutte le tappe della sua vita privata e professionale. A partire dai video delle prime esibizioni dei Soft Machine – gruppo fondato da Wyatt stesso formatosi nel 1966 – per poi passare a riprese più recenti che mostrano un Wyatt più maturo e segnato dall'incidente che lo costrinse a una vita sulla sedia a rotelle, Achilli è riuscito a far emergere tematiche che mostrano un artista introverso, combattuto e, nonostante la sua importanza e "grandezza", molto insicuro.

Wyatt era incapace di dire di no: centinaia sono state le sue collaborazioni artistiche con gruppi e artisti di alto livello come gli Hatfield and the North, Nico e John Cale dei Velvet Underground, Nick Mason dei Pink Floyd e molti altri. Alla fine degli anni sessanta i Soft Machine si esibirono all' UFO Club di Londra con i Pink Floyd, registrarono il primo 45 giri e diventarono il gruppo spalla della Jimi Hendrix Experience. Wyatt amava la musica strutturata, complessa: «Non amava l'emozione scritta in maiuscolo e non sopportava i cantanti che calcavano sulla retorica tipica del Rock», spiega Achilli. Queste caratteristiche, nonché la sua passione per la sperimentazione e uno stile di vita "anarchico", contribuirono alla sua espulsione dai Soft Machine. Wyatt non resse il colpo, cadde in depressione e solo fondando un nuovo gruppo, i Matching Mole, riuscì a rialzarsi restando però per il resto della sua carriera intrappolato nella riservatezza e modestia che lo caratterizzano, al limite della mancanza totale di autostima.

Con la performance dal vivo del duo Hobo, che ha arrangiato per pianoforte e violino alcuni dei brani più celebri di Wyatt, la serata al Teatro Bibiena ha saputo mettere sul piedistallo un autore che poco e non volentieri si svela e affida al pubblico e ai suoi fan. Qui sotto i link a Youtube per rivedere e godere alcuni degli strabilianti video proiettati durante la serata:

Moon in June, Soft Machine (1969)

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Gharbzadegi, Robert Wyatt (2006)

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