Tecnologia: serva o padrona?
9 9 2018
Tecnologia: serva o padrona?

Un confronto tra apocalittici e integrati in Piazza Castello

Sono le macchine al servizio dell'uomo o l'uomo al servizio delle macchine? A Festivaletteratura 2018, Umberto Galimberti, Luca Nemolato, Fiorella Operto e Jacopo Perfetti provano a rispondere al quesito sollevato dalla rivista aziendale Il Gatto Selvatico da più punti di vista (filosofico, artistico, scientifico ed economico), guidati nel dibattito dall'attore e conduttore Neri Marcorè.

«L'uomo è al servizio della tecnica: la tecnica è l'essenza della scienza»: con questa prima affermazione, Galimberti introduce la distinzione fra tecnica e tecnologia. La prima si occupa di manipolare la materia, la seconda è il risultato di questo processo, o meglio è l'oggetto realizzato che utilizziamo nella vita quotidiana. Il filosofo si sofferma sulla riflessione che la scienza "pura", o puramente teorica, non esiste, perché ha sempre di partenza un'intenzione manipolatoria, che valuta il risultato finale o la prestazione secondo l'efficacia, il rapporto tra scopo e mezzi. Il conflitto tra uomo e macchina è iniziato quando all'essere umano è stata chiesta la stessa prestazione produttiva della sua collega artificiale, allora per essere competitivo è obbligato a rimanere sempre connesso.

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Sul tema dell'iper-connessione, la parola passa a Nemolato: «Io non voglio fermare la tecnologia. Abbiamo due scelte: o resisterle o unirci ad essa, andare avanti o restare indietro» e aggiunge «Il rischio però è di non essere più competitivi nel mondo del lavoro»; sottolineando poi che nel campo artistico è ancora importante saper fare le cose “con le proprie mani”.

Operto precisa che la sfida tra uomo e macchina non si può svolgere sul piano della velocità, perché la potenza computazionale o di calcolo è impareggiabile, ma si tratta di «una sfida sul piano della coscienza umana». Introduce così il concetto di roboetica: «Io sottolineo gli aspetti negativi dei robot, perché essi son ben lungi dal funzionare perfettamente. Il robot dal funzionamento così perfetto da sostituire completamente l'uomo è solo nell'immaginario comune».

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Un altro aspetto critico della velocità del progresso tecnologico è affrontato dal punto di vista economico da Perfetti. Se da un lato è riconoscibile un valore neutrale alla tecnologia, dall'altro si corre il rischio che l'abbondanza generata possa essere accentrata, invece che ridistribuita, creando nuovi scenari di povertà piuttosto che maggiore uguaglianza. Aggiunge Perfetti: «Il paradosso della tecnologia è riuscire a creare nuovi mercati: se ci sarà disuguaglianza, allora ai più non saranno accessibili i prodotti, facendo saltare il mercato».

La visione di Galimberti verte soprattutto sulla difficoltà di aver il controllo sul mondo delle macchine. Né l'economia né la politica e nemmeno l'etica controllano la tecnica perché essa «vuole solo se stessa, vuole il suo sviluppo, non il progresso: non apre scenari salvifici per l'uomo. Perché non è un mezzo, ma lo scopo primo».

Sono state trattate diverse visioni del rapporto uomo-macchina, come direbbe Eco, alcune integrate altre apocalittiche, ma tutte hanno individuato una risorsa esclusiva dell'essere umano. Una certa irrazionalità che è stata definita: «pensiero divergente» nel discorso del filosofo, «creatività» dall'artista, «visione simbolica» dalla specialista di robotica e «talento o valore aggiunto» nella riflessione economica. Che sia proprio questa irrazionalità umana a far si che noi possiamo liberarci delle macchine e non viceversa? Come apocalittici o come integrati, tutti siamo chiamati a rispondere.

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