Tra invisibilità e visibilità: Women Priests Project
9 9 2020
Tra invisibilità e visibilità: Women Priests Project

Il progetto di Nausicaa Giulia Bianchi sulle donne sacerdoti della Chiesa Cattolica

Nausicaa Giulia Bianchi, fotografa dell’invisibile. E di invisibili. Si descrive così su Instagram, dove posta i suoi autoritratti, scattati nel corso della quarantena, quando le case nascondevano i corpi alla visione reciproca. La stessa attenzione all’invisibilità può essere considerata come il filo rosso di tutta la sua fotografia. Un paradosso, se vogliamo, per un’arte che più di ogni altra punta alla visibilità totale. Un obiettivo utopico che però lei persegue senza arrendersi.

Tale obiettivo trova il suo compimento più pieno in Women Priests Project, una ricerca che, attraverso gli anni e i continenti, punta a riportare alla luce tutte le donne che si sono fatte ordinare sacerdoti della Chiesa Cattolica. Ritratti di donne che vestono gli abiti del sacerdozio, o che, più semplicemente, siedono nell’intimità delle loro case. Sono foto che, nella semplicità dell’impostazione, esprimono una normalità possibile, ma che riescono a smuovere qualcosa di profondo, come dimostrano gli occhi lucidi di Nausicaa Giulia Bianchi, dietro gli occhiali. Con il nostro background culturale, queste immagini non possono non risultare un po’ stranianti, ma è effettivamente possibile, per una donna, diventare prete: non c’è niente, nelle Sacre Scritture, che lo vieta apertamente, come ci spiega Nausicaa. È semplicemente considerato illegale secondo il diritto canonico, e chiunque osi farlo corre il rischio di essere scomunicato. Eppure c’è chi ha osato: più di 300 donne in tutto il mondo, che hanno deciso di superare i limiti del concepibile per instaurare una nuova giustizia che la tradizione non contempla, e di farlo insieme, per farsi sentire, per essere visibili. Un po’ come hanno fatto le suffragette, suggerisce Nausicaa, con un sorriso.

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Ed è proprio la giustizia ad essere alla base della concezione religiosa di queste donne. Un’idea di religione nuova, secondo cui Dio, essere immateriale, non può sostituirsi agli ideali di equità e fratellanza tra gli uomini; un’idea di religione non più incentrata sul peccato ma sulla bellezza reciproca, sull’accoglienza di tutti, accettando anche istanze che la Chiesa tradizionale rigetta, come l’omosessualità e il divorzio. In breve, un’ideale che, come recita la chiusa del video di presentazione che Nausicaa ha preparato per noi, «gives the Virgin a new heart».

Questo richiamo all’uguaglianza sta anche alla radice del progetto, in quello che ha spinto Nausicaa a iniziare la sua ricerca: non riconoscendosi in un femminismo troppo estremo, ha cercato donne che potessero incarnare un’ideale di uguaglianza tra i sessi. E l’ha trovato, ironicamente, nella religione, ambito in cui l’uguaglianza tra i sessi è ancora lontana. Ma proprio per questo è un terreno di lotta importante: come dice la filosofa francese Luce Irigaray, finché non avremo una divinità femminile, i sessi non saranno davvero uguali. Ed è proprio questo a rendere questi ritratti di donne così potenti: la calma forza che sprigiona dai loro lineamenti, dalla fiducia di stare, dopotutto, combattendo per una giusta causa: per la giustizia stessa.

Per approfondire, qui la registrazione completa dell'evento

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