Tra le pagine di Gaia: James Lovelock
22 4 2020
Tra le pagine di Gaia: James Lovelock

Lo scienziato britannico al Festival nel 2007: un brillante contributo da riascoltare nella Giornata Mondiale della Terra

Non è azzardato definire James Lovelock un antesignano. L'ipotesi Gaia, da lui abbozzata a partire dagli anni Sessanta del Novecento, è una presenza costante tanto nell'ecologia che nel dibattito intorno al riscaldamento globale. Secondo questa ipotesi, la terra è in qualche modo paragonabile a un grande organismo vivente, in grado di regolare la composizione chimica della propria atmosfera e del proprio clima in modo tale da mantenere condizioni sempre adatte alla vita. «L'idea – ha asserito Lovelock – è nata in California, al Jet Propulsion Laboratory, dove lavoravo per conto della NASA, l'agenzia spaziale americana. Lì ebbi il privilegio di studiare la composizione delle atmosfere di Venere e Marte; atmosfere che erano chiaramente morte e incapaci di supportare la vita, anche se si può ipotizzare che in passato l'abbiano ospitata. La terra, al contrario, era sorprendentemente diversa, talmente diversa da risultare quasi incredibile».

«È facile per me capire perché molti scienziati non apprezzassero l'ipotesi Gaia quando venne formulata per la prima volta – prosegue Lovelock –. All'epoca mancavano prove a sufficienza e la ricerca di evidenze è ciò che ho perseguito per decenni. Gradualmente le prove sono emerse, e gradualmente i pareri degli scienziati hanno iniziato a cambiare. I primi sono stati i climatologi: da tempo cercavano una qualche spiegazione del motivo per cui la terra fosse risultata comunque adatta alla vita per un quarto dell'età dell'universo, visto che la temperatura del sole, nello stesso lasso di tempo, era aumentata del 25%. Perché la temperatura terrestre si era invece mantenuta più o meno costante? I climatologi ritennero che Gaia potesse essere la spiegazione di questo fenomeno. I biologi definivano l'ipotesi un concetto anti-darwiniano, ma Gaia al contrario supporta assolutamente l'evoluzione della specie. Nel 2001, ad Amsterdam, si è giunti infine alla stipula di un documento formale chiamato "Scienza del Sistema Terra", firmato da circa mille scienziati, che comprova l'ipotesi di Gaia».

Oggi il contributo dell'ultracentenario scienziato britannico – già presidente della Marine Biological Association e membro della Royal Society – continua a essere dibattuto in tutto il mondo, e la Giornata Mondiale della Terra – che si celebra ogni 22 aprile – ci è sembrata un'ottima occasione per riascoltare il suo intervento a Festivaletteratura 2007, in dialogo con lo storico del pensiero scientifico Roberto Bondì e l'interprete Paolo Scopacasa. La sua principale teoria è stata l'asse portante di una discussione che ha toccato molti altri argomenti correlati: la frammentazione del pensiero scientifico e la necessità di conservare una visione d'insieme; il riscaldamento globale, le politiche ambientali, il ricorso all'energia nucleare.

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