Tra le pieghe di un corpo malato
23 1 2017
Tra le pieghe di un corpo malato

L'incontro con Clara Gallini a Festivaletteratura 2016

«L'ironia deriva dal rapporto tra il soggetto e l'oggetto: quando noi guardiamo un oggetto e lo oggettiviamo, lo buttiamo fuori come qualcosa di distaccato da noi, e "morto da noi", l'oggetto non ci parla più, perché non mettiamo più in causa noi stessi nel rapporto tra noi e l'oggetto stesso. Ecco, l'ironia è uno dei modi possibili di mettere in causa se stessi nella relazione con le altre persone o con gli altri oggetti.»

A partire da questo lucido, e quantomai ispirato, approccio a un "oggetto" non facile come l'esperienza della malattia e della degenza, l'antropologa Clara Gallini (1931-2017), punta di diamante degli studi etnologici italiani del Secondo dopoguerra e principale depositaria dell'eredità intellettuale di Ernesto De Martino, raccontava all'ultimo Festival i leitmotiv di Incidenti di percorso. Antropologia di una malattia, libro per certi versi emblematico di un'attività sul campo che ha sempre posto l'uomo e il linguaggio al centro della ricerca scientifica e della scrittura autobiografica.

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L'evento che nel 2016 la vide intervenire accanto a Luciano Orsi – direttore della Rete di Cure Palliative presso l'Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova – e all'antropologo Franco La Cecla, fu un viaggio nella mente e nel vissuto del malato costellato di suggestioni circa i temi più scottanti della ricerca medica, dei linguaggi specialistici che perdono di vista una visione unitaria dell'uomo («A cosa mi è servito rompere col linguaggio specialistico? Probabilmente a lottare contro la malattia e a scrivere i segni di questa lotta»), del contrasto – immanente alla medicina attuale – tra il principio etico dell'autodeterminazione del paziente e il principio della beneficialità, con tutte le delicatissime ricadute che ciò comporta in termini decisionali, sia per il malato che per il personale medico e i familiari coinvolti. «Se ascoltassimo di più gli ammalati – disse Luciano Orsi – capiremmo che dobbiamo dare loro la parola, farli decidere finché è possibile, fin dove è possibile, fin dove se la sentono di decidere senza sostituirli nelle decisioni.»

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«Nella nostra cultura – sottolineò Gallini nel merito – è abbastanza recente il fatto che venga riconosciuto il diritto a non soffrire. "Tu donna partorirai con dolore". I sette dolori di Cristo ci sono stati messi in testa fin da quando eravamo bambini come strada positiva verso l'ascesi. Oggi non riconosciamo più nel dolore questa efficacia e questa sostanza. Il dolore non ci porta più da nessuna parte, non lo vogliamo più e cerchiamo in tutti i modi di eliminarlo. [...] Il potere di chi governa i nostri corpi è un potere oggi indiscusso, come nel passato era indiscusso il potere dello sciamano. Ed è questa lunga tradizione di potere del guaritore sopra di noi che dobbiamo mettere in discussione, su cui dobbiamo pensare. [...] Incidenti di percorso, in questo senso, non è un'autobiografia, non è una narrazione della propria malattia, ma un guardare indietro al come si è formata l'autonomia decisionale e a come essa si trovi sempre a essere messa alla prova.»

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