Il furgone poetico di Chiara Carminati per le strade
Tra piazze, strade, vicoli e vecchie contrade, risuona squillante la voce di Chiara Carminati, poetessa che richiama a sè gli amanti delle rime e del verso sciolto, ma anche chi con la poesia crede di avere poco a che fare, dandola per morta.
Trita e ritrita, noiosa e pure difficile, lontana ed inacciuffabile, anche per lei, come per i più, la poesia è stata qualcosa di oscuro ed incomprensibile, a tratti inaccessibile, per non parlare poi di quella barbarie che accade ogni qual volta a scuola si chiede di vivisezionare i versi e di parafrasare, una pratica che definisce «un assassinio legalizzato» se non «un'estorsione sotto tortura» con cui si minaccia la poesia di parlare, non facendola altro che soffocare. Perchè odio la poesia, quell'insieme di «rime sceme» che indicano col dito «lo stupido che non ha capito» esprime l'astio che nutre nei confronti di quei brani che spremono
Un'avversione, quella per la poesia, che dura sino a che un giorno, grazie a Paul Eluard, non scoprì la bellezza dei componimenti in versi, una bellezza che racchiude in Perlaparola che fa delle parole delle perle luminose
Una bellezza, quella della poesia, che trasuda ad alta voce, nei suoi giochi di suoni e di parole.
Ed eccola che così consiglia come si fa Per servire una poesia: dapprima pesa le parole, poi
Chiara Carminati si diverte a recitare con gusto la poesia e a smantellare con dissacrante ironia i luoghi comuni che vogliono i poeti sempre seri e cupi.
Niente perifrasi illustri, sola fantasia, questo è poesia!