Tutto ciò che porta con sé un tratto
8 9 2023
Tutto ciò che porta con sé un tratto

Fumetti, storie di paesi, dialogo di culture al Palazzo della Ragione

L’arte del fumetto è spesso surrogata con la letteratura: nell’evento di oggi, Takoua Ben Mohamed e Majid Bita, dialogando con la giornalista freelance Leila Belhadj Mohamed, raccontano la forza della graphic novel come strumento di narrazione sociale ed efficace forma di linguaggio.

«L’informazione giornalistica rende le tematiche inaccessibili, utilizzando un linguaggio tecnico spesso lontano dalla realtà. Il fumetto dà, invece, la base intuitiva per sapere».

C’è del poetico in quell’intuizione citata. Gli autori raccontano il disegno, ogni tratto dei loro manufatti, come una sensazione unica e condivisa da tutti: emozioni come paura, rabbia e ansia, che nell’arte del fumetto riescono a correre facilmente dal foglio al cuore del lettore; ed è forse questo che rende il fumetto uno strumento potente, pericoloso per i regimi.

Oltre ad essere un utile ed efficace strumento mediatico, il fumetto per i due autori è diventato una sorta di manutenzione di sé stessi. Takoua Ben Mohamed racconta che La rivoluzione dei gelsomini è stata la grande occasione di scoprire il suo retaggio culturale, che non è mai riuscita a conoscere durante la sua infanzia. Non solo: la storia che ha raccontato non è frutto di archivi e istituti giornalistici, non di fonti scritte istituzionali, ma è un intreccio di storie famigliari, di uomini e donne che conservano nelle proprie case cimeli di storia del proprio paese. Majid Bita, d’altra parte, afferma che che il suo disegno ha sempre avuto come oggetto il proibito. Ha sempre cercato di raccontare ciò che non poteva essere detto, e soprattutto il suo sentire a riguardo. Specifica, citando Hemingway, che la narrativa di guerra ha una caratteristica: essendo scritta appena dopo gli eventi, è come un grido intrappolato nel suo sterile contesto. È figlia di istintiva rabbia, è denuncia schietta, mentre lui nel suo percorso ha sempre cercato di fare letteratura, di portare della poesia nei suoi racconti, e per farlo è stato necessario saper metabolizzare il suo vissuto. Un lavoro che ha richiesto tanta forza, altrettanto spirito di adattamento, che lo ha scoperto a erosioni culturali, un lungo e perpetuo esercizio che i due autori in coro consegnano al pubblico: spogliarsi delle appartenenze ed ascoltare.

Infine, viene chiesto ai due autori di guardare al proprio passato, e di raccontare il loro rapporto con la nostalgia. E qui prorompe quella che forse è la difficolta più grande di una letteratura del genere, che viaggia attraverso milioni di kilometri intorno al globo il più velocemente possibile per non perdere la forza delle emozioni che la colorano: perdere l’appartenenza, far proprio ogni luogo, ogni storia ed ogni esperienza, amarli come fossero sempre stati casa e vita, porta la fantastica, dolce nostalgia di qualcosa che non ci appartiene.

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