Tutto è perfettamente ordinario
12 9 2020
Tutto è perfettamente ordinario

Le contraddizioni della storia cinese narrate da Lian Yang

«Il 1989 fu un anno perfettamente ordinario. Molti dei miei amici mi chiesero come potessi dire una cosa simile e a loro risposi che era un anno ordinario fatto di eventi straordinari. Piazza Tienanmen è ancora intrisa del sangue che scorse quel giorno. Ma forse quel sangue, quel giorno, non poteva non scorrere». Così Lian Yang, che proprio dal 1989 vive da esule, racconta l’evento che maggiormente ha ispirato la sua poesia.

La Cina, in una parola, è negazione. E nulla, in Cina, è astratto. La negazione ha effetti concreti, che toccano la vita di ognuno così nel profondo che molti non comprendono nemmeno la sua esistenza. Eppure non esiste una libertà di espressione e nemmeno una libertà di memoria. «È giusto piangere le vittime delle stragi. Ma per quante altre vittime, per quante altre stragi dovremmo piangere?», commenta Yang. Da queste considerazioni nasce dunque la sua poesia.

E, in quest’ottica, non sempre l'esilio è un male. Secondo Yang, permette di acquisire una visione più ampia di quello che succede nella propria patria, ispira l’esule a porsi le giuste domande. «Il rischio che corrono i cittadini cinesi è quello di rimanere perennemente chiusi, isolati dal resto del mondo e persino gli uni dagli altri. Però il governo non si accorge che il vero pericolo non risiede all’interno del Paese, ma all’esterno, perché solo all’esterno ci si rende conto di quale sia la condizione di quelli che un tempo erano i propri compatrioti», aggiunge.

(caricamento...)

Yang ha dichiarato guerra alla propria patria e la poesia è la sua arma. Così conclude: «Non sono mai stato vincolato dal regime, ma è il regime che dovrebbe rendersi conto di essere perennemente vincolato dalla letteratura. Può tentare di sopprimere l’opinione di chiunque, ma questa, nell’esatto momento in cui è trasposta su carta, si assicura una vita eterna. La letteratura è una zavorra, un peso che va tenuto all’interno dell’imbarcazione per renderla stabile e farla proseguire nella giusta direzione».

La poesia di Yang è dunque una conseguenza ineluttabile della condanna che lo ha colpito. La fuga e l’inseguimento sono il medesimo gesto.

Festivaletteratura