Un monito da Berlino '44
6 9 2019
Un monito da Berlino '44

Il lascito del giallo storico di Harald Gilbers

Tra passato e presente, grattacieli metropolitani e aspre montagne dell'Ogliastra si snoderanno le strade insidiose percorse dal giallo a Festivaletteratura 2019.


Incalzato da Luigi Caracciolo, Harald Gilbers racconta del perfetto intreccio narrativo della sua quadrilogia (Berlino 1944, I figli di Odino, Atto finale e La lista nera): la storia investigativa si dispiega avvincente tra le strade di una Berlino crollata e collassata nel secondo dopoguerra. Qui viene trasportato il lettore a risolvere enigmi e a convivere con la criminalità, a fianco dell’ex commissario ebreo della polizia tedesca Oppenheimer.

Una cosa era chiara a Gilbers quando, dopo una carriera lunga quattordici anni come regista teatrale, decise di mettersi a scrivere libri: voleva che le sue storie fossero ambientate alla fine della II Guerra Mondiale. L’adozione di un genere letterario avvenne secondariamente: fu naturale scegliere quello del giallo, passione innata. Il motore primo di Gilbers restava l’urgenza di colmare quel vuoto che si era creato nella narrazione storica in Germania, per cui degli anni tra il ’44 e il ’49 si parlava molto poco e superficialmente. Anni cruciali per la ricostruzione dell’identità tedesca e anni in cui furono mossi i primi passi verso la costituzione di enti sovranazionali concepiti al fine di garantire la pace ed esorcizzare il pericolo di rivivere l’orrore dei conflitti mondiali.

Le connessioni tra storia e cultura sono fondamentali per la comprensione degli eventi: le braudeliane onde tumultuose dei fatti rischiano di portarci a distogliere l’attenzione dai fondali più silenziosi, ma che costituiscono la base carnosa della società. Ecco perché è così riduttivo definire poliziesco il genere di Gilbers: i personaggi e le loro azioni avvengono e acquistano significato solamente alla luce del contesto storico, della conoscenza e delle aspettative contingentate da quegli specifici hic et nunc. «Se un genere letterario vuole mantenersi vivo, deve sbattere contro i confini che lo definiscono. Quello che cerco di mostrare è che la realtà è molto più complessa di quello che ci appare: il mio intento era far emergere la struttura del potere nel periodo nazista e raccontare come vivevano le persone, perché lo ritenevo interessante, il mio mezzo per raggiungere l’obiettivo è stato il genere thriller», spiega Gilbers. Racconta delle sue ricerche di fonti primarie, di aver battezzato Berlino come scenografia perché ne è ricchissima, racconta della volontà di individuare chiavi di lettura dei fenomeni di intolleranza di oggi.

Tematiche di elevata caratura sociale e umana affiancano lo svolgimento delle indagini. La suspance incalzante di cui si nutre il romanzo giallo è gratuitamente generata dalla tensione che nasce dalle relazioni tra i personaggi, soggetti che mutano, si scoprono e si riscoprono continuamente. La serialità, che impone di riproporne alcuni e che tranquillizza il lettore circa la loro sopravvivenza anche nelle situazioni più pericolose, in realtà non è un limite, spiega Gilbers. Diventa piuttosto una sfida a dipingere con sempre maggiore onestà, crudezza e realismo l’essere umano e il suo travaglio. Questi romanzi sono colmi di sofferenza e violenza, sono uno squarcio sulle crepe e le incrinature di una Germania poco raccontata, sono ferocemente antimilitaristi. È molto importante approfondire la nostra conoscenza di questo periodo storico: «Mi spavento quando mi rendo conto che stiamo rischiando di compiere gli stessi errori degli anni ’20-’30: non capiamo che le conseguenze da pagare saranno drammatiche», conclude Gilbers, ricordando a tutti noi che raccontare è innanzitutto una responsabilità morale e che anche nell’intrattenimento esiste lo spazio per denunciare.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 30 “Sulle onde del mistero” - Evento 71 “Partita col demonio” - Evento 86 “Le cicatrici di Berlino” - Evento 108 “Radici in giallo”.

Festivaletteratura