Una lettrice qualificata
9 9 2023
Una lettrice qualificata

Il ricordo di Michela Murgia nelle parole di Fois e Giammei

Il sito di Festivaletteratura registra ogni giorno le variazioni degli eventi. Un autore per qualche motivo non può venire e viene sostituito, qualche volta si cambia luogo e orario, o due eventi fissati si scambiano di data. E di tutte queste cose il programma cartaceo non può dare conto. L’evento di stasera ci testimonia che il programma, per necessità, è stampato qualche mese prima del festival, ma soprattutto ci mostra come l’incontro che era previsto fra Marcello Fois e Michela Murgia sia stato organizzato, come racconta Fois stesso, come se avessero avuto davanti «un futuro infinito».

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L’evento, nella sua forma originale, doveva essere la presentazione dell’ultima opera di Murgia, Tre ciotole: un testo anomalo, a metà fra il romanzo e la raccolta di racconti. Un’anomalia anche nella presenza di Murgia al Festivaletteratura, che prima mai o quasi mai aveva presentato libri suoi, e molto più era venuta come presentatrice. E come presentatrice, dice ancora Fois, «qualificata». Da qui una delle ragioni dell’importante ruolo che Murgia ha sempre avuto al Festival: la scelta di parlare poco dei suoi libri era una risposta fatta con le azioni a chiunque interpretasse gli eventi culturali come pura autopromozione. «Lo scrittore che non favorisce la lettura» dice Fois «lavora contro se stesso». E Murgia proprio questo apprezzava in Elena Ferrante, che ha risolto il problema di promuovere se stessa più che il testo non esistendo affatto. Alessandro Giammei a questo proposito ricorda il modo di Murgia di promuovere, pochi anni fa, Stai zitta: «alla fine parlava dei problemi del femminismo, di Carla Lonzi», di tutto, tranne che di se stessa.

L’evento che ci troviamo davanti, dunque, è qualcosa di un po’ diverso: Marcello Fois e Alessandro Giammei sul palco ricordano Michela Murgia, come l’amica che è stata per loro e come l’intellettuale che è stata per molte e molti. Avrebbe dovuto esserci anche Bianca Pitzorno, ma alla fine non ha potuto essere presente, in un’ennesima piccola variazione del programma. Fois e Giammei insistono subito su un punto: al di là delle registrazioni e dei mille interventi, il modo primario per ricordare Murgia sarà leggerla. Alla domanda che in tanti si sono fatti «chi raccoglierà la fiaccola di Michela Murgia?», Giammei non ha dubbi e risponde: «Michela Murgia», cioè i suoi libri. E cita, da italianista, la lettera di Niccolò Machiavelli a Francesco Vettori, la descrizione di quando la sera l’autore entra «nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove non mi vergogno di parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte». Un’insistenza sui libri che ha due direzioni: molto insistono entrambi sul fatto che la prima professione di Murgia fosse proprio quella della lettrice; innanzitutto perché, come tanti cittadini delle province dell’impero, ai libri doveva la propria salvezza.

Per molti libri di Murgia – molti dei moltissimi di un’autrice grafomane – Fois e Giammei ricordano qualcosa, o ragionano su qualche elemento. Il primo testo di cui parlano è proprio Tre ciotole. Fois dice che la prima domanda che le avrebbe fatto presentando il libro sarebbe stata: «Michela, ma non ti sei stufata di rompere le scatole?». L’invito di Fois e Giammei al pubblico stasera è di non fermarsi alle apparenze. Tre ciotole è un libro nel quale Murgia «rompe le scatole» innanzitutto a se stessa: in molti racconti l’immagine stessa dell’autrice si riconosce ed è sottoposta a ironia, o, meglio, dice Giammei, «a verifica».

Un secondo elemento che viene ricordato è l’amore di Murgia per la discussione, anche teatrale. Murgia spesso si divertiva a recitare una parte estremista per spingere l’interlocutore ad andare a fondo nel suo pensiero: e infatti solo una certa miopia collettiva ha potuto vedere in lei una detrattrice di Franco Battiato quando, nella serie di video di Buon vicinato, giocava con Chiara Valerio al dibattito sofistico — o a guardia e ladri. Ancora una volta, l’invito è a scansare le banalizzazioni: le stesse banalizzazioni che volevano fare di Stai zitta un instant book per rispondere all’attacco pubblico dello psichiatra Raffaele Morelli, o di Istruzioni per diventare fascisti un «libro contro Salvini». Giammei lo associa, piuttosto, alla trattatistica rinascimentale; e siccome nessuno è profeta in patria, nel Regno Unito questo libro è venduto come un testo erede dei pamphlet di Milton.

L’incontro – piazza Castello gremita, le due lunghe standing ovation, all’inizio e alla fine – è anche la presa di coscienza del lascito di Murgia nei suoi ultimi mesi di vita. Giammei ricorda come l’esempio di Murgia abbia mostrato che non si può vergognarsi della malattia e che non si dovrebbe volerla nascondere, «perché siamo noi»: ed entrambi si soffermano a raccontare quanto difficile fosse avere davvero paura accanto a una donna che andava a teatro fino a pochi giorni prima di essere ospedalizzata.

Sono stati anche i mesi nei quali Murgia ha parlato distesamente, e in un modo che negli ambienti mainstream italiani prima non esisteva, della sua famiglia e della queerness della sua famiglia: dell’idea che la famiglia si debba scegliere e non subire perché determinata dal sangue; ma anche che questi due legami, scelta e sangue, non debbano per forza essere in contraddizione. Fois chiude l’incontro ribandendo che questa libertà di scelta in un paese civile è possibile. «Ora» conclude «proviamo a conquistarcela».

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