Una penna nel Cinquecento
9 9 2016
Una penna nel Cinquecento

Percorsi nell'epistolario di Baldassarre Castiglione

Lontano dalle discrepanze tra apparenza e sostanza, la cortigianeria è un codice che avvolge i diversi ambiti del sapere, una disinvolta conoscenza diplomatica, l’eleganza nei modi e la capacità di divertire in pubblico. L’epistolario di Baldassarre Castiglione, coordinato nell’edizione da Angelo Stella, si può considerare l’affresco del Rinascimento Italiano, che emerge tanto più nitidamente e senza soluzioni di compromesso perché le lettere non erano state concepite per una circolazione pubblica. Sono quindi l’occasione per superare cinquecento anni di storia e considerare l’autore nelle sue relazioni personali. In un'interpretazione, la distanza temporale con il testo non rappresenta un ostacolo invalicabile, può essere superata solo se viene storicizzata.

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Eppure queste pagine catturano subito per l’immediatezza. Presentano una vivace cultura materiale, come le richieste di salami ben stagionati, di formaggi rotondi e raccontano delle preoccupazioni di ogni giorno. Castiglione scriveva spesso alla madre e aveva una straordinaria passione per i cavalli. In questo sfondo di quotidianità si inseriscono le analisi sulla situazione contemporanea, che l’autore annotava con frequenza e che sono il vero centro dell’attività del cortigiano. Ha annotato fenomeni, riportato voci, e si percepiscono tratti di nostalgia per le corti quattrocentesche, dove era più diretto il rapporto con il principe e maggiore l’incidenza sulle scelte politiche. La politica era allora un’attività elitaria, ma non arroccata su se stessa: il cortigiano deve giovare al principe e, attraverso il principe, giovare ai suoi sudditi.

Risulta forse strano pensare che l’autore di un trattato tra i più rappresentativi del Cinquecento, ricordato nei secoli per la sua accortezza, possa essere un “cortegiano sconfitto”, come scrive Angelo Stella nella prefazione. Ma se lo è, come scrive il critico, lo è solo su un piano esistenziale. Persa l’amata moglie prematuramente, Baldassarre Castiglione ha visto naufragare il progetto politico di una vita sotto le contingenze della storia. Le sue lettere, donate cinque anni fa all’Archivio di Stato di Mantova dagli eredi, testimoniano la sua passione e un’indiscussa lungimiranza. Mostrando un affetto che si rinnova nel tempo, a quasi mezzo secolo dalla sua morte, Mantova non può che ricordare il 6 ottobre del 1524, quando Castiglione intraprese il cammino portando in città l’architetto Giulio Romano. Questa sì, fu una delle sue grandi vittorie.

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