Quando fiducia vuol dire scommettere sul futuro
Nella luce del tardo pomeriggio, dalla balaustra di Piazza Santa Barbara, Carla Gianotti avvolge il pubblico con una profezia appassionata e suggestiva sul valore della fiducia.
Parlando di fiducia e dei suoi opposti non è possibile non menzionare gli ultimi (e i prossimi) mesi di pandemia, il contatto con l’incertezza e la paura, la sensazione di aver subito il furto di molte possibilità nel presente e nel futuro. Ricordando l’immagine ricorrente nella tradizione buddhista della «tazza già rotta», a fronte di una visione del mondo piena di supponenza Gianotti ci invita ad abbracciare l’incertezza (che rimane la nostra unica certezza) e il contatto con uno spazio aperto, privo di rigidità.
In una dimensione transitoria, in cui viviamo e accadiamo nella non-certezza di un intervallo, siamo analfabeti del presente e dobbiamo continuamente impararlo, Gianotti si (e ci) augura di coltivare una consapevolezza non giudicante, un’alleanza con la vita e un forte sentimento di fiducia.
Sulla fiducia tanto si dice quanto si banalizza, eppure si tratta di un concetto mai ampiamente esplorato e trattato, benché la sua percezione sia sempre pronta e immediata in termini temporali e causali, ancor più rapida della fede e molto più specifica della speranza, che opera in termini più generici nel futuro.
La fiducia è qui e ora, è radicata saldamente nel presente, costruisce e opera, supera i luoghi comuni che la vedono come buonista, docile e mansueta grazie al suo carattere forte e determinato. Se la sfiducia si configura come pigrizia di mente e di cuore, come risorsa indolente e sempre risentita con il tempo nella sua continua fretta improduttiva, la fiducia agisce secondo un tempo interiore, capiente e abbondante. Alimentandosi di questo tempo fecondo, la fiducia si muove seguendo un percorso alogico, illogico, senza dover rendere conto di nulla. Comprendere la fiducia significa accettare che 2 + 2 non faccia automaticamente 4. La sua essenza non risiede dunque nella linearità, nella logica, e neppure in nulla di materiale: il valore della fiducia si trova nella sua incrollabile e testarda aspirazione al bene, anche quando appare lontano e rarefatto.
In questa dimensione aperta, circolare e accogliente, Gianotti ricorda al pubblico di Festivaletteratura una lezione fondamentale, ora più che mai: avere fiducia, vivere nella fiducia vuol dire «tornare sempre e un po’ di più a casa».