Una storia europea
9 9 2023
Una storia europea

Est e Ovest nelle pagine di Antje Rávik Strubel

Un grande romanzo europeo che parla di confini fisici e invisibili, di Est e Ovest, di sguardi su un altro vicino eppure facilmente frainteso, che va al di là dell’Europa dei caffè di George Steiner. Così Federica Manzon introduce la scrittrice e traduttrice tedesca Antje Rávik Strubel e il suo romanzo Donna blu, vincitore del Deutscher Buchpreis nel 2021.

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Già nella sua struttura essenziale il libro è un crogiolo di lingue, identità, pensieri. Adina, la giovane protagonista, è ceca e figlia della Rivoluzione di Velluto, «l’ultima dei mohicani» del suo paesino di montagna, in cui gli unici ragazzini sono presenze passeggere legate alla stagione sciistica. Con il mito dell’Occidente, la giovane si trasferisce a Berlino per cercare le migliori possibilità tanto agognate e pubblicizzate. Questo è solo il primo dei tanti confini europei che decide di attraversare, sino a trasferirsi a Helsinki, dove incontra il politologo e europarlamentare estone Leonidas. Non è un caso che si incontrino proprio nella città scandinava, perché «la Finlandia è la cerniera tra l’Est e l’Ovest: anima russa, design scandinavo». I due protagonisti si incontrano a metà strada, su un terreno comune rappresentato da Helsinki, ma anche dall’uso dell’inglese. La vita nella capitale finlandese con Leonidas, tra l’altro, mostra alla ragazza – proprio come è successo ad Antje Rávik Strubel – una prospettiva sull’Europa completamente diversa da quella cui è stata abituata nel suo paesino tra i Monti dei Giganti, ma anche a Berlino. Come dice Leonidas, «l’Europa orientale e l’Europa occidentale sono diverse non solo da un punto di vista geografico, ma anche per quanto riguarda la cognizione del tempo. Mentre l’Occidente ha ritenuto conclusa la formazione di un’identità europea con il superamento delle esperienze della Seconda guerra mondiale, nei paesi del blocco dell’Est i ricordi di guerra, congelati per decenni nell’oblio organizzato, si sono disgelati solo dopo il crollo del regime sovietico. […] E così gli uni guardano avanti e gli altri guardano indietro».

C’è, in effetti, un continuo cambio di sguardi e prospettive discordi e incapaci di comunicare in tutto il libro, e spesso Adina si ritrova a lottare contro le imprecisioni e generalizzazioni di varia natura che le vengono imposte: lei è ceca, e non russa; lei viene dall’Europa Centrale, e non dall’Est. Queste etichette oscillano tra la fascinazione esotica e l’offensivo, con un sottofondo sempre comune: lei rimane sempre e comunque una donna dell’Est Europa, con tutte le implicazioni e i luoghi comuni del caso.

In tal senso, Donna blu non affronta solo la dicotomia tra Est e Ovest, ma anche tra uomo e donna, mostrando soprattutto dinamiche di squilibrio di potere. Adina, infatti, è vittima di violenza e si trova in una posizione di totale svantaggio: lei è ceca, lui tedesco; lei è una stagista, lui un politico; lei è una donna che deve costruirsi una credibilità, lui è un uomo a cui è concesso di sgarrare con più magnanimità. Per plasmare il percorso di Adina attraverso la violenza e il trauma, Antje Rávik Strubel si è rivolta a penalisti e giudici del settore, approfondendo e studiando casi in cui emergono tutte le crepe del sistema, i pregiudizi e il gap tra i generi.

Come rivela lei stessa al pubblico di Festivaletteratura, dopo le ricerche sulle fonti, la storia era diventata così «struggente e aberrante» e lei così piena di ira da paventare l’idea di abbandonare il romanzo. Solo due figure hanno garantito un finale – seppure aperto – per la storia di Adina: l’attivista Kristiina, che accetta di occuparsi del suo caso di violenza, e Donna blu. Senza articolo e senza definizioni linguistiche, Donna blu ha lo stesso colore del Sehnsucht e del mare, e appare ad Adina tra i numerosi moli di Helsinki, quasi inspiegabilmente come è successo nella mente dell’autrice durante la stesura del romanzo. È inafferrabile ma aperta, si sposta di continuo, cresce, cambia identità. Chiedere chi sia realmente Donna blu ad Antje Rávik Strubel non è concesso, eppure di una cosa il lettore può essere certo: con il suo essere onirica e ferrea al tempo stesso, questa figura misteriosa è colei che garantisce la proiezione verso il futuro di Adina.

Festivaletteratura