Una terribile malattia: la nostalgia
6 9 2019
Una terribile malattia: la nostalgia

Wlodek Goldkorn ed Elena Loewenthal raccontano di Gerusalemme e Baghdad

I libri al centro dell’evento - moderato dalla scrittrice e conduttrice radiofonica Chiara Valerio - sono L'asino del Messia di Wlodek Goldkorn e Nessuno ritorna a Baghdad Elena Loewenthal. Entrambi i libri riprendono l’eterno tema delle peregrinazioni del popolo ebraico, calandolo all’intero di storie di fantasia. Queste due storie attingono a ricordi, sentimenti, gesti e pensieri che sono la materia di cui è fatta la vita vera.

Wlodek Goldkorn definisce «invenzione letteraria» il fatto che il suo libro sia narrato in prima persona: «È un personaggio senza nome, potrei essere io come potrei non essere io». In mancanza di un nome, questo protagonista ha comunque una storia da raccontare, una storia che non può che essere fatta di viaggi. Il più importante lo porta, ancora adolescente, dalla nativa Polonia a Gerusalemme. La sua nuova terra lo incanta, soprattutto i deserti rossi, il luogo evocativo dove andarono gli ebrei una volta usciti dalla cattività egiziana per diventare finalmente un popolo libero. Ci sono i deserti anche nella Baghdad raccontata da Elena Loewenthal, una città intrisa del profumo dei gelsomini che, in realtà, a Baghdad non ci sono. Infatti, entrambi gli autori concordano che la realtà spesso non corrisponde ai sogni. Amos Oz diceva che il sogno, quando diventa realtà, è deludente e, nel caso delle due città descritte nei libri, la realtà ci consegna la violenza.

Allora occorre evadere, paradossalmente, attraverso la memoria. Esiste un orientamento del Talmùd in base al quale il passato è davanti mentre il futuro è alle spalle. Il senso di questa concezione del tempo sta nel provare a immaginare il mondo - e le sue città - come avrebbero potuto essere. La Baghdad di Norma è diversa da ogni altra, così come come la Gerusalemme di Goldkorn è diversa da ogni altra.

I protagonisti dei due libri hanno in comune una lotta contro la nostalgia, una lotta che portano avanti in qualità di genitori - in Nessuno ritorna a Baghdad - e figli - in L'asino del Messia -, una lotta che trova la propria linfa nella valorizzazione delle proprie origini. Tuttavia, se per la Loewenthal «il cosmopolitismo non può prescindere dalla condizione identitaria», per Goldkorn «non c’è identità senza tradimento di quella identità».

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