Vite di viaggi e viaggio di vita
7 9 2023
Vite di viaggi e viaggio di vita

Quando la parola migrante diventa fonte di valore

Si elencano spesso i pregi del viaggiare, la bellezza dei luoghi esteri da visitare, la ricchezza di altre culture. Spostarsi è fondamentale per crescere ed evolversi, lo facciamo tutti, che sia in piccola o in larga scala, per necessità o per scelta. Ed è naturale, piacevole anzi, raccontare e condividere con gli altri le proprie esperienze, che siano negative o positive, che si tratti di una vacanza al mare, di un erasmus a Madrid o del trasferimento in un'altra nazione. Parrebbe un diritto quasi scontato: eppure ci sono storie che non hanno a disposizione terreno per svilupparsi e migrare a loro volta quanto i loro protagonisti. Sono racconti scomodi che portano alla luce questioni della società o della politica che si preferirebbe non affrontare. Eppure sono ugualmente importanti, se non fondamentali per costruire in ognuno una propria coscienza critica del mondo e per spezzare certi confini che ci costringono nel circolo vizioso dell'ignoranza e del pregiudizio.

In questo incontro Igiaba Scego ha presentato Alessandro Triulzi che ormai da alcuni anni si adopera per procurare lo spazio che meritano queste narrazioni tramite un concorso pubblico denominato Dimmi. Questo bando offre la possibilità a chi lo desidera di scrivere e pubblicare una propria autobiografia autentica, senza l'intervento di intermediari, seguendo le proprie modalità, anche linguistiche.

Sono intervenute in seguito, esponendo le loro vicissitudini, Alba Ospina Dominguez e Paule Yao, rispettivamente originarie della Colombia e della Francia, stabilitesi in Italia per ragioni personali la prima e per motivi di studio la seconda. Hanno mostrato con chiarezza il variegato scenario che è l'Italia in questo ambito. Si è spaccata tra un governo statico e chiuso nei confronti dello straniero e, all'opposto, tra i singoli individui e le piccole comunità esemplari per il loro impegno nell'accoglienza. Insomma, per chi viene nella nostra penisola l'ostacolo principale non è certo la lingua, a volte addirittura superflua, perché noi esseri umani siamo fatti delle stesse sostanze ed emozioni. Viviamo in uno Stato in cui i media presentano un'immagine falsata delle migrazioni, fenomeno definito per principio un problema: le persone coinvolte sono conteggiate in statistiche, appaiono come numeri, senza diritto d'appello o d'opinione. Non si dà peso al singolo e alla sua soggettività, ma grazie a queste autobiografie si crea l'occasione di potersi riappropriare di sé.

Ancora differente è stata l'esperienza di Giulia Vola che a causa di una ricerca giornalistica, poi trasformatasi in qualcosa di più personale, ha viaggiato in varie aree geografiche per intervistare le famiglie d'origine dei migranti residenti nel suo quartiere di Torino. Dalla sua testimonianza si evince un altro spunto offerto dagli spostamenti: l'incontro, lo scambio anche profondo e continuo che si ha con l'altro, col "diverso", che tutto sommato tanto diseguale non è.

Certo è la possibilità individuale di spostarsi di cui godono alcuni soggetti, dotati di maggiori libertà di altri perché tutelati anche dal punto di vista legale, non è immutabile ma temporanea e passibile di continui cambiamenti; ciò che invece non potrà esaurirsi, specialmente se in grado di cementare passo dopo passo un senso di responsabilità collettiva e ospitalità reciproca, saranno gli incontri tra popoli.

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