Antologia Dix
7 9 2019
Antologia Dix

Gioele Dix racconta i libri di una vita

Imprescindibile resta al Festival una riflessione sulla lettura e sui lettori. Tanti i temi toccati: dai cambiamenti dello statuto della lettura alle conseguenze sulle nostre pratiche di apprendimento portate dalla rivoluzione digitale in corso; dalla nascita in età moderna della mitologia del lettore a una riflessione sugli usi e gli abusi delle parole.


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Gioele Dix è un lettore davvero appassionato. Ama molto leggere e soprattuto parlare, condividere e discutere di quello che ha letto. La lettura è una delle componenti strutturali del suo esser attore, ma prima ancora, più in profondità uomo. Letture differenti che nel corso della sua vita e lunga carriera lo hanno accompagnato in differenti momenti, spesso anche gli stessi libri.

L’incontro prende vita leggendo passi narrativi che per lui sono stati significativi. Proprio l’anno scorso ha scritto una sua personale antologia che raccoglie alcuni tra i testi che più l’hanno formato «sia da un punto di vita professionale che umano». «Una cosa importante» premette «i libri vanno letti al momento giusto. Sono dell’idea che ogni libro debba avere il suo tempo per essere assimilato e spesso non coincide con la prima o seconda lettura. Mia madre invece pensava che i libri andassero letti più di una volta anche se non erano nel loro tempo e se non erano tanto piaciuti». Il suo di racconto invece si svolge tra i libri e la vita. Un intreccio trasversale che si leva dalle cose di tutti i giorni verso altro, forse più alto, o forse no. Un legame con la parola che in alcuni momenti risulta quasi commovente, perché sincero, autentico e vero. Una testimonianza di come la letteratura sia importante perché è in grado di «scavare dentro l’anima e metterci in crisi».

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Inizia la sua antologia con gli incipit di alcuni dei libri per lui più significativi: L’uomo che guardava passare i treni di Geroges Simenon Adelphi, 1986) o Immortalità di Milan Kundera (Adelphi, 1990). Due libri che hanno la capacità di «lanciarti dentro il racconto e fartene diventare dipendente fin dalle prime pagine. Quei libri che anche la sera quando incroci gli occhi e devi rileggere più e più volte la pagina che hai di fronte da venti minuti, vai avanti comunque».

Proprio dal libro di Kundera, Dix si allaccia a L’umorismo di Pirandello con una sapienza davvero filologica e da molti inaspettata, cominciando una serie di letture tra risate e momenti di riflessione sul significato di ridere e sulla sua possibilità di veicolare messaggi con leggerezza. Passando da Achille Campanile e le sue composizioni surreali che suo padre tanto adorava fino agli aforismi improbabili di Groucho Marx «maestro non solo di una scuola di teatro, ma soprattutto di una scuola di vita che ha segnato una generazione». Da Franco Parenti, con cui ha lavorato, fino alla nonna alla quale, vista la sua impermeabilità alla comicità e «quasi per masochismo» sottoponeva le prime battute anche se con scarsi risultati.

Leggendo alcuni passi di Etgar Keret in Sette anni di felicità marcando ancora una volta l’aspetto umoristico, «fondamentale in questa letteratura perché portato con leggerezza e sintesi come insegnava Calvino», si chiudono queste letture con la poesia, o meglio svariate. Quella che sembra arrivare di più al centro e in “profondità” nelle persone, appena riprese dalle risate, è la poesia di Erich Fried con “E’ quel che è”, che con la voce da baritono di Dix sembra acquisire ancor più significato e passione.

Insomma, Gioele Dix con la sorpresa di tutti ha spiazzato una platea che, sollecitata dalle costanti e divertenti battute, ha fatto riscoprire un modo nuovo di fare e vivere forse, la letteratura.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 53 “Non so saziarmi di libri” - Evento 90 “Anthology!2019 - Amore” - Evento 107 “Numero 173484” - Evento 126 “Bibliodix” - Evento 181 “Come diventiamo lettori” - Evento 200 “Le parole per dirlo”.

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