Dire NO per restare umani
7 9 2019
Dire NO per restare umani

L'importanza di disobbedire e la libertà senza condizioni raccontate dal premio nobel Wole Soyinka

Festivaletteratura rinnova la sua costante attenzione verso la parola poetica attraverso un programma che vedrà presenze internazionali, cui si aggiungerà una serie di incontri con alcuni degli autori più significativi nel panorama della poesia italiana contemporanea, con esondazioni della poesia in territori artistici confinanti, quasi a testarne la vera forza espressiva.


«Homo sum, humani nihil a me alienum puto» (sono un essere umano, non ritengo estraneo a me nulla di ciò che è riguarda l’uomo). È necessario che Massimo Raffaeli scomodi Terenzio per presentare chi, secondo la prassi retorica, non avrebbe bisogno di presentazioni. È necessario, e probabilmente sufficiente, chiamare in causa un africano, un umanista ante litteram perché tra chi è seduto si colga immediatamente l’essenza di ciò che si sentirà, delle parole di Wole Soyinka, primo africano ad aver ottenuto nel 1986 il premio Nobel per la letteratura: una penna che «incarna la letteratura come forma della dignità umana».

È l’umanità a tutto tondo la protagonista di questo incontro, l’umanità che comanda, che sfrutta e l’umanità, che disobbedisce, che si ribella e che resiste; ma più che mai l’umanità di chi sa raccontarla con voce gentile, combattiva e instancabile con tutta la sua pietas.

Il Teatro Bibiena accoglie con delicatezza il premio Nobel, la fila per l’evento è lunghissima, il teatro pieno eppure in totale silenzio, quasi sedotto dall’incantesimo di un parlare tanto quieto quanto incisivo.

Massimo Raffaeli e Wole Soyinka discutono dell’Ode laica per Chibok e Leah (caricamento...), l’ultimo lavoro dello scrittore: un’ode politica, una preghiera laica.

L’occasione dell’ode nasce dalla rabbia per il rapimento di 276 studentesse, soprattutto cristiane, a Chinok da parte degli ufficiali del governo jihadista di Boko Haram (caricamento...). Leah Sharibu, appena quattordicenne al momento del rapimento, è una di quelle studentesse cristiane, tenute in ostaggio per avere detto no alla richiesta di convertirsi all’Islam. Leah ricorda a Wole la figlia perduta, Leah è la figlia di tutti noi, una ragazza che ha saputo prendersi una responsabilità troppo grossa, svelandoci tutte le nostre colpe di omertà.

I no sono i grandi attori dell’Ode, raccontati da chi di no ne ha detti diversi nella vita, da un Soyinka che afferma con fermezza «il fondamentalismo della libertà è la mia religione». C’è il No di Mandela, il grande ispiratore dell’autore, che dialoga con quello di Leah. Un monosillabo fondamentale che trascende le generazioni e le epoche, incisivo, la cui pronuncia diventa cruciale. «C’è uno spettro che spazia dalla libertà al potere» dice Soyinka, è in questo spettro che ogni individuo deve scegliere dove collocarsi. Dire di no, dunque, diventa rivoluzione, liberazione. È una doverosa opposizione al potere che sopraffà, a quel contratto sociale violato da uno dei contranti; è un no di dignità di chi è sfruttato «è parte dell’essenza della lotta umana».

Wole Soyinka annovera di diritto tra i sopraffatti di oggi i migranti, coloro che hanno sentito lo slancio a disobbedire, ad opporsi alla loro situazione intollerabile ma non sono riusciti a pronunciare il loro no perché vinti dal deserto, o dal Mediterraneo. È nostro il compito di pronunciare il loro no«presenza infettiva».

Serve dialogo, serve una risposta congiunta tra gli attori più influenti dei paesi del mondo e chi scappa per trovare una soluzione a questa paura dell’altro, per riconoscersi come umanità e dire no a questo odio. Il rischio è che, altrimenti, «saremo tante piccole isolette sul continente africano ed europeo».

Conclude l'incontro la lettura di una parte dell'Ode e un Mandela che in un ideale incontro con Leah sentenzia e conferma che «No, la libertà non accetta condizioni».

(caricamento...)

(caricamento...)


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:


Evento 9 “Una lingua che esiste da sempre” - Evento 21 “Il teatro è un gran patto collettivo” - Evento 26 “La poesia organica” - Evento 44 “Lo zolfo della parola - I riti teatrali di Mimmo Borrelli” - Evento 50 “Sono quello che sono, sono sempre la stessa” - Evento 88 “Una scena che ho visto tanti anni fa” - Evento 101 “Gli occhi, fondali neri” - Evento 135 “Le voci della disobbedienza” - Evento 163 “Il silenzio e la luna” - Evento 188 “La poesia insegna il necessario” - Evento 217 “Ultima poesia”.

Festivaletteratura