Fragilità su legno
9 9 2023
Fragilità su legno

L'opera naturalistica e collettiva Anima Liquida

Sciabordio, scialaquio, scroscio. E ancora: risorsa, riserva, preziosità. Sono queste alcune delle parole che adornano il tiglio-opera itinerante Anima Liquida, ideata dall’artista Roberto Conte per il museo Arte Sella e arrivata al Festivaletteratura per rivestirsi di un nuovo cappotto di parole.

Il tiglio, cresciuto in Val di Sella e conosciuto da anni dall’autore, è stato sradicato dal vento nell’Aprile del 2023 dal maltempo. Vedendo le radici esposte Conte inizia a riflettere proprio su come l’albero, così robusto in superficie, nasconda in realtà radici fragili; una debolezza, la fragilità, che condivide con tutti gli esseri viventi, esseri umani inclusi. Da questa osservazione sulla fragilità nasce l’idea di togliere la corteccia dell’albero e scoprirne l’anima delicata, specchio della nostra, rappresentata visivamente da una cilindro di vetro sospeso nel cuore del tronco, attraversata al suo interno da una sottile vena d’acqua. A completare la rappresentazione di questo nucleo l’incisione della parola acqua sulla lastra, a riportare visivamente quest’elemento difficile da vedere proprio per la sua trasparenza.

Ma è sulla pelle nuda e nerboruta del tiglio che nasce e si sviluppa la conversazione tra cittadini mantovani, opera e autore. Conte, infatti, chiede ai passanti di scrivere su di un biglietto una parola che loro collegano all’acqua; la parola viene poi riprodotta in un secondo momento dall'artista sul tronco, tramite la tecnica della pittura acqua di vetro. Le parole raccolte sono le più disparate: dall’aggettivo "limpida", facilmente collegabile al liquido (limpida come l’acqua), a parole più seducenti, come "petricore", che trasportano immediatamente ad un giorno d’estate d’infanzia. E ancora parole in altri linguaggi, in ebraico, giapponese e in braille (risorge, piccolo fiume e sciabordio), testimoni della moltitudine di soggetti che sono entrati in relazione con l’ente-opera.

(caricamento...)

Un rapporto, quello tra spettatore e albero, che una volta creatosi permane nel tempo: «c’è una signora che torna due volte al giorno- spiega infatti l’artista- viene, lo accarezza, rilegge la sua parola che è stata scritta. Con che coraggio le dovrei dire che domani togliamo l’installazione?», aggiunge scherzosamente Conte. E ancora «il signore che ha scritto la parola giapponese ha scritto direttamente sul tronco a matita, per assicurarci che la scritta venisse annotata correttamente. Io poi l'ho l'ho ricopiata. Il giorno dopo è passata la figlia: voleva assicurarsi che l'avessimo effettivamente scritta bene».

Anima liquida è dunque un'opera partecipata da toccare, vedere e… suonare. Dall’incontro casuale tra l’artista e Davide Nervini, musicista mantovano, nasce infatti lo spettacolo nell’opera e tramite l’opera: con le sue bacchette Nervini “suona” davanti al pubblico l’albero, dando voce alla sua essenza più vera: tonfi sordi e grevi sull’esterno nerboruto, acuti e brevi quando viene sollecitata l’anima. E ancora: rumori ovattati sulla radice, come ad indicare la fragilità di questo elemento generalmente nascosto dal tronco dell'albero. L’esibizione, svoltasi nel pomeriggio del venerdì nella Piazza Lega Lombarda, dà vita a un’esperienza multi-sensoriale che è solo una piccola parte di un percorso più ampio volto a rappresentare “l’anima liquida” di ognuno di noi, oltre che quella dell’albero, in una relazione personalissima e sempre diversa tra uomo e natura.

Ed è proprio con una riflessione sul mutamento e sulle future vite dell'opera che Roberto Conte saluta il Festival. «Penso che almeno per un primo periodo il tiglio sarà una pianta itinerante, senza radici. Ma in realtà vorrei che in qualche modo rimanesse alla città di Mantova, che sia all'interno o all'esterno. Se fosse all'esterno poi l'opera stessa subirebbe un'ulteriore mutazione. Col tempo si riempirebbe di licheni, nell'acqua potrebbero nascere degli microrganismi...forse perderebbe un po' di siginficato, qualora non si vedessero più le parole, ma rimarrebbe comunque un opera partecipata. Solo, il rapporto principale sarebbe quello con la natura».

Festivaletteratura