Gadda vs Foscolo, a teatro
7 9 2023
Gadda vs Foscolo, a teatro

Alla riscoperta di piccoli capolavori della drammaturgia italiana

L’antifoscolismo gaddiano è una questione particolare. Gadda, nel corso della propria vita letteraria, si dedica spesso delle parole al Foscolo mostrando in certi casi anche una sorta di ammirazione. Ma alla fine prevale la critica e un sincero odio per la figura del poeta che trova compimento proprio nel testo del Guerriero. La critica gaddiana verso il poeta, che eccede di retorica facendo passare per tutto quel che nei fatti è il niente, è rivolta al binomio Foscolo/Napoleone, che altro non sono che una sorta di anticipazione del connubio D’Annunzio/Mussolini. Memorabile è la celebre descrizione delle Grazie, una poesia che Gadda non poteva sopportare: «”Entra ed adora”, che bel verso! Ma chi entra nel tempio dove è il gruppo in marmo di queste tre femmine abbracciate “ed ad-ora”, cioè si inginocchia a mani giunte, si trova con la faccia adorante all’altezza del culo delle Grazie».

Tutto questo e molto altro troviamo nel Guerriero, atto unico messo in scena al cinema Oberdan per Festivaletteratura da Francesco Bottin, Ilaria Campani, Sara Gedeone e Nicolò Tommasini. Un progetto di Luca Scarlini che introduce lo spettacolo: per la prima volta dopo quarant’anni viene riportato in scena il testo di Gadda, rappresentato nel 1967. Gadda si cimenta con la sua bestia nera, con il poeta che lui odiava come uomo senza qualità, precursore del fascismo. Un grande poeta marchettaro che si faceva mantenere dalle “signore”. Un testo psicopatologico, una conversazione micidiale a tre voci. E un’occasione di recuperare una drammaturgia perduta, parole italiane a teatro, praticamente una specie protetta che purtroppo non si studia neppure nelle scuole di drammaturgia. Poi lo spettacolo, i giovani attori sul palco. Ed echi non tanto velati al fascismo nelle musiche e negli intermezzi. Il guerriero si riferisce a Napoleone, l’amazzone a Luigia Pallavicini, e tutto il dialogo gira attorno all’opera del Foscolo su questi personaggi. Una conversazione a tre voci nel salotto di Clorinda Frinelli tra il professore Manfredo Bodoni Tacchi (voce virile in chiave di baritono, ferma, asseverativa), l’avvocato Damaso De’ Linguagi (voce maschile a strappi acuti, crepitante, sguaiata) e Donna Clorinda Frinelli (voce femminile, intonata a gentilezza).

L’avvocato (portatore delle idee di Gadda) è un personaggio complesso, molto preparato sul Foscolo e sul suo contesto storico, intenzionato a denigrare l’eccesso di vuota retorica del poeta. Il professore ammira invece il Foscolo come faro della bella lingua, della letteratura e dell’amor civile. Risponde all’avvocato rimproverandogli di essere un «cinico che ignora il sogno, la speranza e l’idea», uno che «non sa vedere le ragioni dello spirito! Non vede mai oltre la materia». Non ha invece un peso sensibile nella discussione donna Clorinda della quale emerge l’ignoranza di chi si emoziona con leggerezza e vede del bello laddove in realtà basterebbe scavare un poco per non trovarne. «L’occhio ce l’aveva penetrante, certo: e roteante: come l’occhio d’una bertuccia (...). Le basette ce l’aveva carolinge, perché erano color scimpanzé».

«Nella poesia del Foscolo tutto si riduce a una sequenza d’immagini ritenute greche e marmorine, a un vagheggiamento di donne di marmo in camicia, o preferibilmente senza, da lui dette “vergini”. Mi sa che gli piacessero le quattordicienni: anche se in pratica, a scanso di grane, le sue amanti ultraconiugate ne ebbero un po’ di più». «(...) nessuno mai lo palperà. Anch’io d’altronde quando sarò uno spirito, sarò diventato uno spirito perché avrò dimenticato il pigiama... in fondo al viale». Sipario.

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