Il bene e l’ingratitudine
7 9 2018
Il bene e l’ingratitudine

Perché, in fondo, è bello essere schifosamente borghesi

A Festivaletteratura quest'anno si ride. All'umorismo, uno dei generi letterari più misconosciuti e bistrattati dalla critica, saranno dedicati numerosi e bizzarri eventi, frutto della complicità di scrittori e artisti che hanno coltivato questa passione in semi-clandestinità.


«Se sei così folle o scemo da fare una buona azione, questa buona azione ti distruggerà». Con queste parole John Niven spiega il titolo del suo ultimo libro, No good deed - Nessuna buona azione, ispirato al vecchio proverbio cinese secondo cui “nessuna buona azione rimane mai impunita”.

Il romanzo è, come ormai da tradizione per Niven, la storia di un «fallimento maschile, ma uno di quelli proprio epici».
Alan Grainger, protagonista e apparente eroe del libro, è un critico di cucina, con una vita e una famiglia perfetta. L’incontro con un vecchio amico di infanzia, Craig, che dal loro ultimo incontro è finito per strada, lo spingerà ad accoglierlo in casa. Da qui tutto precipita, per poi tornare a fine libro a una restaurazione della quiete iniziale. La trama può sembrare scontata e prevedibile ma, come spiega l’intervistatore Peter Florence, per questo libro la narrazione non conta: quello che conta sono i rapporti che si sviluppano tra i personaggi, in particolare tra gli amici-nemici Alan e Craig.

Da bravo comico Niven scrive ispirandosi a una reale situazione di incomprensione: l’autore infatti ricorda di come anni addietro è stato avvicinato da un barbone poi scopertosi un vecchio amico «uno di quelli che ti stavano pure un po’ sul cazzo». A pochi minuti dall’incontro Niven si accorge dell’errore, del fatto che in realtà l’amico è solo vestito male. Ma da lì parte quella che Niven chiama «una piccola pulsazione», un’idea che svilupperà solo 20 anni dopo con la stesura di No good deed.

L’obiettivo dell’autore è proprio quello di esplorare le relazioni tra uomini, soprattutto le dinamiche tra amici che si conoscono da tanto tempo. Perché, come spiega scherzando Niven, «bastano tre o quattro drink alla riunione della scuola perché lo sfigato torni sfigato, nonostante soldi e fama acquistata» mentre chi non ce l’ha fatta torna ad essere l’eroe della situazione, ristabilendo l’antico ordine adolescenziale. Ed è quello che succede a Alan e Craig, dove il primo passa un intero libro a cercare di impressionare un barbone, mettendo a rischio tutta la sua vita, per poi ritrovarsi a barare pur di vincere una partita a golf. E, come ricorda Niven «nessuno bara mai a golf in Inghilterra. Mai».

(caricamento...)

Il terzo protagonista silenzioso è la società borghese, che Niven si diverte a parodiare e a fare a pezzi. Alan infatti è il cliché di un cliché: per l’autore infatti, il protagonista è così borghese da scrivere della borghesia. Un personaggio verosimile, dal momento che lo stesso Niven non è estraneo a «pseudo giornalisti che hanno fatto fortuna parlando di cottage e minestrine». Lo scrittore si diverte ad analizzare tutte le idiosincrasie del ceto medio, che non fuma in casa e condanna il sesso, per poi ritrovarsi con un figlio bastardo per ogni “buona famiglia”.

Nonostante questo, la conclusione del libro si distacca dai consueti toni caustici per cui lo scrittore è diventato famoso tutto il mondo; alla conclusione del libro Niven diventa stranamente sentimentale, trasformando la sua visione critica della società borghese in un inno alla classe media e alla felice vita familiare - quella di Niven, non quella del protagonista. Perché, come ricorda Peter Florence, per quanto lo scrittore si diverta a scrivere dei fallimenti, Niven non ne sbaglia una. Per ora.

Il prossimo libro sarà una commedia, in cui il protagonista scoprirà un cantante che si rivelerà col tempo un Michael Jackson pedofilo, abusato dal padre e ucciso dal proprio medico. Un Michael Jackson di cui si parla sempre troppo poco, ma che purtroppo corrisponde alla cruda realtà della vita. La scelta di Niven ha già messo in allarme i suoi legali, che hanno paura di essere citati non tanto dal cantante, ormai morto, ma dal padre e dal medico di Jackson. «Guarda caso durante la messa in stampa del libro è morto il padre di Michael Jackson» scherza ridendo l’autore, lasciando intendere che forse anche il medico dovrebbe iniziare a guardarsi le spalle.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Il libro più divertente che ho letto, mercoledì 5 settembre ore 19.00 - Evento 14 “Storie da conigli ruggenti” - Evento 16 “Homo ridens lab” - Il libro più divertente che ho letto, giovedì 6 settembre ore 12.00 - Evento 33 “Raccontare i fatti propri a fumetti” - Il libro più divertente che ho letto, giovedì 6 settembre ore 18.00 - Evento 43 “Vietato annoiare” - Il libro più divertente che ho letto, venerdì 7 settembre ore 12.00 - Evento 86 “Umorismo Toscano” - Il libro più divertente che ho letto, venerdì 7 settembre ore 18.00 - Evento 99 “Le mille facce di A. A.” [** - Accenti, venerdì 7 ore 22.00 - Evento 107 “Fiutare l’ironia della quotidianità” - Il libro più divertente che ho letto, sabato 8 settembre ore 12.00 - Il libro più divertente che ho letto, sabato 8 settembre ore 14.00 - Evento 151 “Quando la matita lascia il segno” - Il libro più divertente che ho letto, sabato 8 settembre ore 19.00 - Evento 193 “Bravo brevissimo” - Il libro più divertente che ho letto, domenica 9 settembre ore 12.00 - Il libro più divertente che ho letto, domenica 9 settembre ore 14.00.

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