Il coraggio del racconto a fumetti
7 9 2019
Il coraggio del racconto a fumetti

Un linguaggio per raccontare e raccontarsi

Nel Chiostro del Museo Diocesano, Lorenzo Ghetti e Tony Sandoval hanno dialogato con i giovani «fumettisti amatoriali» finalisti di My life in strips, un Contest che rientra tra le azioni del progetto europeo Read On e che mira ad avvicinare gli adolescenti non solo alla lettura ma anche alla scrittura e alla creatività. E in questo caso anche a un linguaggio, quello del fumetto, ancora tacciato di essere leggero ed effimero, nonostante abbia guadagnato una piena riconoscibilità nel panorama letterario ed editoriale contemporaneo.

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Influenzato da Berserk di Kentaro Miura e dalla serie Bonelli Nathan Never, è il diciannovenne mantovano Jacopo Armini il vincitore della seconda edizione del concorso. «Nella mia tavola ho rappresentato il tema di quest’anno – courage to care – attraverso un bambino che salva un pipistrello da un mucchio di ragazzacci», spiega Jacopo ai due maestri delle tavole a fumetti.
Anche Lorenzo Ghetti ha avuto coraggio quando ha deciso di sfruttare le piattaforme digitali per dare vita al fumetto interattivo To be continued, rivoluzionando ulteriormente la linearità del racconto più tradizionale.
Sandoval ha invece mostrato di avere coraggio scrivendo di sé e dei «mostri dell’infanzia» protagonisti di quelle storie di spiriti, streghe e fantasmi tanto care alla cultura messicana in cui è cresciuto.

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«Ogni linguaggio è una scatola ed è molto bello stare in una scatola, avere dei limiti» dice Ghetti. «Io ho deciso di utilizzare una scatola enorme - il web – e ho iniziato a camminare per trovarne il bordo». Sandoval invece ha utilizzato «una scatola più stretta» in cui ha dovuto superare ulteriori limiti – quelli della carta stampata – imposti dal sistema editoriale tradizionale. Ma non importa il media a disposizione, «il fumetto è un mezzo di comunicazione che si adatta a qualsiasi supporto, è un linguaggio forte ma soprattutto completo, in cui si celebra il matrimonio perfetto tra immagine e parola», commenta Sandoval. «È l’ideale per parlare di tutto, in modo realistico o immaginifico, in modo intimo e personale» aggiunge Ghetti. «Il linguaggio perfetto per iniziare a raccontare e trovare il coraggio di raccontarsi».

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