Il libro che muove il sole e le altre stelle
9 9 2023
Il libro che muove il sole e le altre stelle

Le pagine dei libri come scuola di formazione politica

Sartre in Che cos’è la letteratura? paragona l’oggetto letterario a una trottola sempre in movimento. Non sorprende quindi rilevare come la letteratura abbia da sempre fornito esempi di miti fondativi con cui molte entità nazionali e sociopolitiche hanno legittimato il proprio ruolo e la propria posizione all’interno del mondo. Quotidianamente sentiamo parlare di invasioni di territori, guerre, trattati di pace, governi che si insediano e di altri che cadono: tutti avvenimenti che si inseriscono in una narrazione della Storia che ha nella geopolitica la sua linea guida e la lente attraverso cui diamo risposte a ciò che ci accade.

Comprendere tuttavia la politica sulla base del contesto geografico non basta. Il libro di Fernando Gentilini, I demoni, presentato a Festivaletteratura da Luca Misculin, prova a rileggere la storia del mondo attraverso il filtro della letteratura, andando a rintracciare i miti e le letture che hanno segnato la formazione dei più importanti leader della storia dell’umanità e che hanno avuto un ruolo importante nel loro agire politico.

L’idea per questo libro nasce dalla volontà di dimostrare che le decisioni di chi governa il mondo non siano mai frutto di puro e semplice calcolo o di fredda razionalità. Al contrario le strategie geopolitiche sono frutto di una rielaborazione e di una interiorizzazione delle proprie letture. I demoni rappresentano quella parte irrazionale fatta d’istinto e passione per quello che re, regine, imperatori, statisti d’ogni epoca hanno letto. Molto dell’agire politico delle figure che hanno inciso sulla storia dell’umanità nasce infatti dall’imitazione di quanto letto all’interno delle proprie personalissime biblioteche. Un vero e proprio innamoramento per le idee, un’immedesimazione con i messaggi che emergono dalle pagine.

Così, ad esempio, scopriamo come Alessandro Magno fosse rimasto talmente impressionato dalla lettura dell’Iliade – nelle Vite parallele di Plutarco si racconta addirittura che Alessandro dormisse con una copia del poema omerico sotto al cuscino – da volersi considerare come novello Achille, replicando l’invasione di Troia durante la guerra ai persiani. All’opposto troviamo invece le questioni contemporanee, la guerra russo-ucraina e la narrazione politica e ideologica di Putin, fatta di mistificazione e saccheggiamento di idee desunte dai libri di Dostoevskij.

Nell’abbracciare quasi tremila anni di storia della politica e della letteratura, passando dai miti fondativi alla propaganda novecentesca, emerge come dato comune la volontà di spiegare la realtà attraverso le narrazioni. «L’Eneide di Virgilio è l’agenda politica di Ottaviano», commenta Gentilini, e «rappresenta un testo fondamentale per chi si occupa di Unione Europea» perché mette le basi per l’idea di federazione, di relazioni fra popoli in vista di un bene superiore.

Si compone così un mosaico di personaggi, alcuni dei quali dai tratti donchisciotteschi, accecati dalle innumerevoli letture, colpiti da utopie che spesso cozzano col disincanto della realtà dei fatti. Come Napoleone, accanito bibliofilo e inventore di biblioteche da campo, lettore vorace, a cui però è sfuggita la storia di Carlo XII di Svezia raccontata da Voltaire che lo avrebbe forse salvato dalla fallimentare campagna di Russia.

I demoni letterari spesso hanno quindi la meglio, ma permettono di far maggiore chiarezza sulla verità dei fatti. In un’epoca dove le fake news spesso intralciano la piena comprensione del reale, ha senso dunque chiedersi quale ruolo ha la letteratura nell’agire politico oggi. L’amore dell’uomo per le storie è tuttavia così forte da poterne fare a meno. Fare politica significa pensare lungo, avere una visione e molte sono le esperienze di uomini di governo attuali che ricercano soluzioni nelle pagine dei loro testi preferiti.

La formazione dei politici di domani passa quindi ancora attraverso le pagine dei romanzi. Leggere, immedesimarsi nelle storie, sviluppare una pensiero critico e una coscienza personale: sono questi i momenti che possono costruire un’esperienza politica vera e attenta alle reali necessità delle persone. Leggere aiuta a sviluppare empatia, a comprendere chi abbiamo davanti, a comprendere il cammino dell’uomo. Contro tutte le profezie sulla morte del libro, ragionare in termini di esistenza attraverso la letteratura è perciò ancora possibile. Guardare alla cosa pubblica in termini letterari è quindi la linea programmatica per esplorare tutte le possibilità del reale, la bussola con cui fare luce sulla storia del mondo.

Festivaletteratura