Irmgard Keun, una di noi
6 9 2018
Irmgard Keun, una di noi

Ritratti di ragazze che lottano per affermare sé stesse

Il Festival rende omaggio ai classici della letteratura italiana e straniera, dedicando omaggi, rivisitazioni inedite, giochi teatrali, conferenze-spettacolo a figure autorevoli della letteratura e ad autori forsi meno noti, ma non meno preziosi.


Irmgard Keun: la donna che, in pieno periodo nazista, prese in mano carta e penna e scrisse direttamente a Goebbels, ministro della cultura e della propaganda del Reich, pretendendo un indennizzo dallo Stato al fine di porre rimedio all’enorme perdita di guadagni che la messa al rogo dei suoi libri le aveva causato. Il tenore di vita di una scrittrice di successo come lei, del resto, era sempre stato alto; non poteva permettere che qualcuno glielo rovinasse. Purtroppo, però, Goebbels non accolse la sua richiesta. Il motivo? I libri della Keun davano un’immagine della donna sbagliata, assolutamente non adatta al Reich. Per questo vennero tutti bruciati, e per questo dovette fuggire dalla Germania, rifugiandosi in Olanda. Qui avrebbe poi incontrato il suo compagno di vita, Joseph Roth, con cui avrebbe condiviso un amore profondo e disperato segnato dall’alcolismo e da episodi di depressione.

Ebbene sì, l’immagine della “nuova donna” degli anni Trenta non assomigliava per niente alla donna tipo dell'epoca nazista. Quelle descritte da Irmgard sono donne che finalmente trovano la forza e il coraggio di liberarsi dalla casa familiare e volare in alto, di fare quello che vogliono, di aspirare a diventare delle star, di entrare nella vita mondana, di prendere le proprie decisioni, senza dare importanza al giudizio degli altri.

La stessa Irmgard, come messo in luce da Luca Scarlini, che nella splendida cornice del Teatro Bibiena ha raccontato la sua storia, era una delle «signore di Berlino» dei selvaggi anni Trenta, ossia una delle nuove donne forti, indipendenti e anticonformiste che fecero il loro ingresso nella scena internazionale in quegli anni, con tanto di scandali e atteggiamenti ritenuti troppo provocatori dai moralisti. Per Irmgard viviamo in un mondo precario, dominato da uomini aggressivi e volgari, ma in cui sono le donne ad avere gli strumenti culturali. Celebre la sua frase «Mie care ragazze, o studiate o scappate. In nessun caso siate quello che i vostri padri vi chiedono.» la scrittrice riteneva dunque necessario liberarsi dalle catene che impone la famiglia e fare di testa propria, sicuramente un pensiero controcorrente in un’epoca critica come quella della Repubblica di Weimar, a cavallo tra le due Guerre mondiali, che lei seppe descrivere con grande realismo.

Dopo una breve carriera d’attrice, Irmgard divenne una scrittrice di successo grazie alle sue due principali opere: Gilgi, una di noi e La ragazza di seta artificiale. Gilgi è una ragazza moderna, quasi l’autoritratto della stessa scrittrice: capisce che, per poter essere indipendenti ed evadere dalla tipica famiglia borghese in cui lei stessa vive bisogna imparare le lingue straniere, le danze, tra cui il valzer, usi e costumi della società e riuscire ad ottenere un impiego –magari fare la segretaria o la dattilografa, come migliaia di altre ragazze in quegli anni. Lo stesso vale per Doris, che sogna di diventare una stella. Il titolo del libro la veste di seta artificiale per due motivi: il primo è che, in tedesco, “Kunstseide” significa arte e seta, cioè seta inventata e creata dall’essere umano, vale a dire l’arte di arrangiarsi e di creare con le proprie mani. Il secondo è che, per la moda del tempo, quello doveva essere il tessuto vestito dalle «signore di Berlino» per apparire più affascinanti e sensuali. Entrambe le protagoniste sono ragazze che rifiutano una vita comune, fatta di matrimonio e di figli, e che si lasciano andare alla vita vera, ai sogni e a tutto ciò che la Berlino degli anni Trenta può offrire, tra cui notti folli nei locali da ballo in cui le donne si vestivano da uomini e gli uomini si vestivano da donne, cantando all’unisono «maschile, femminile... ipotesi, idee, meglio essere ermafroditi che è più moderno». Entrambe sono ragazze della provincia tedesca giunte a Berlino per trovare ricchezza, felicità e amori, e la loro vita è una strenua e vitale sfida per conquistare e difendere la propria libertà, e nel fare ciò non permettono a nessuno di interferire con i loro progetti di vita.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, purtroppo, le opere di Irmgard caddero nell’oblio. Furono riscoperte poco prima della sua morte, regalandole l’ultima grande gioia. A ottantadue anni vide tornare alla luce le sue protagoniste, a cui, tra l’altro, le ragazze degli anni Settanta assomigliavano così tanto. A 82 anni, Irmgard si riteneva soddisfatta di sé stessa e del suo aspetto, nonostante, come lei stessa ammetteva, la sua vita fosse stata un disastro, e la sua storia d’amore con Roth «come una versione alcolizzata di Tristano e Isotta». La grande differenza di spirito tra l’età giovanile e quella adulta sta nel fatto che «A ventotto anni credevo agli uomini, ora credo solo a me stessa». Ed è così che ogni donna dovrebbe vivere.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 38 "Non si amano soltanto le memorie felici" - Evento 49 "Brillantissima Brin" - Evento 104 "Overload" - Evento 121 "Le storie di Ulf" - Evento 141 "Sola per sempre sarò, per la mia strada".

Festivaletteratura