La storia umana fra natura e politica
9 9 2021
La storia umana fra natura e politica

Massimo Livi Bacci e la prospettiva demografica tra Ottocento, Novecento e tempo presente

«Negli ultimi due secoli, la politica si è sostituita alla natura come motore principale delle catastrofi vissute dall’umanità.» Così si potrebbe sintetizzare la tesi sviluppata da Massimo Livi Bacci nel corso del suo intervento a Festivaletteratura.

Insigne demografo, membro dell’Accademia dei Lincei, già autore di volumi quali Storia minima della popolazione del mondo e Il pianeta stretto, nel recente I traumi d’Europa: natura e politica al tempo delle guerre mondiali Livi Bacci indaga con gli strumenti della propria disciplina il rispettivo peso dei due fattori nelle vicende della storia umana.

Punto di partenza dell’esposizione è l’Ottocento: un periodo in cui il consolidamento degli Stati in Europa, i loro accresciuti mezzi tecnologici e amministrativi e il divampare delle guerre napoleoniche elevarono a ordini di grandezza superiori l’impatto degli eventi politici. Come esemplificato dalla devastante eruzione del vulcano indonesiano Tambora (1815), che cambiò il clima mondiale per un anno e mezzo, rimaneva però la natura a fare la parte del leone, come sempre era avvenuto sin dalla comparsa dei primi Homo erectus.

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Nella sua ricostruzione, Livi Bacci tratteggia poi con efficacia l’illusoria Europa felix di fine Ottocento. Un’Europa nella quale, certo, già si agitavano i semi dei distruttivi sviluppi del primo Novecento: le applicazioni geopolitiche del concetto di Lebensraum (spazio vitale), le fascinazioni per l’eugenetica e la superiorità della razza bianca, un nazionalismo che il principio di autodeterminazione dei popoli avrebbe convalidato e insieme contribuito ad esasperare. E tuttavia un’Europa in cui, riprendendo le parole de Il mondo di ieri di Stefan Zweig:

«Nell’orgoglio per il rapido succedersi di trionfi della tecnica e della scienza si stava per la prima volta formando un senso di solidarietà europea, una coscienza nazionale dell’Europa. Come sono assurdi, ci dicevamo, questi confini ora che un veicolo li può tanto facilmente sorvolare; come artificiose e provinciali queste dogane e guardie di confine, contrarie al senso del tempo nostro, che visibilmente aspira all’unione e alla fraternità universale!»

Come leggere il presente, ora che il pianeta è sotto scacco per le numerose ramificazioni di un fenomeno – il cambiamento climatico – che pur riguardando in primo luogo la natura deriva chiaramente da fattori “politici” in senso ampio? Il demografo vede nei recenti sviluppi, compresa la rapida produzione di vaccini contro il virus SARS-CoV-2, una conferma del predominio della politica sulla natura. Riconosce in ogni caso la semplificazione insita nella dicotomia: come nota acutamente uno spettatore, guardare ai mercati come ad un terzo fattore autonomo offrirebbe un’utile integrazione interpretativa.

Festivaletteratura