Non tutto ciò che è reale è razionale
10 9 2023
Non tutto ciò che è reale è razionale

Laila Al Habash dialoga con Jonathan Bazzi di astrologia, identità e destini:

Da tempi ancestrali l’uomo ha indagato il cielo in cerca di risposte. I pianeti sono stati misura del tempo, avendo in qualche modo non solo un potere taumaturgico nei confronti dei nostri tormenti terrestri, ma sono stati anche la bussola che ci ha consentito di orientarci nella babilonia di cose che ci attraversano. L’indagine e lo studio delle combinazioni astrali precede la scrittura, consolidandosi come tradizione. Nonostante il risvolto pop assunto negli ultimi decenni, lo scrittore Jonathan Bazzi crede fermamente che l’astrologia sia «un’ars combinatoria che taglia trasversalmente i reni dell’essere, mettendo in relazione le vicende sovraindividuali, il cosmo e il corpo».

È un insieme di credenze osservabili estremamente affascinante per Laila Al Habash, ma anche di divertimento. Dopo aver precisato cosa sia una carta astrale – ovvero una fotografia del cielo al momento della nascita – la cantante ci guida verso una più puntuale la conoscenza della materia. La carta astrale (o tema natale, che dir si voglia), è un metodo conoscitivo che ci consente di svelare le sintonie segrete tra cose e le persone. Le associazioni nel tempo si sono stratificate, andando a generare quelle che ora sono le caratteristiche dei segni e dei pianeti. La letteratura è sconfinata, per aiutare ad orientarsi Laila Al Habash suggerisce di approfondire gli studi di Aby Walburg e soprattutto gli scritti di Lisa Morpurgo, la quale negli anni Sessanta costruisce un vero e proprio sistema dialettico in cui lo zodiaco può essere scomposto in sei assi di segni opposti; queste sei coppie generano delle opposizioni complementari, costituendo una grammatica universale.

Dopo averci introdotto nel suo cosmo composto di mappe astrali e spartiti, la cantante mesmerizza il pubblico del Teatro Bibiena con una versione acustica della sua canzone Oracolo, dedicata alla madre.

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Nell’incontro tra Bazzi e Al Habash mediato da Dario Falcini non si parla solo di astrologia, ma anche del retroterra culturale ereditato dal contesto di provincia di provenienza. In particolare, Jonathan Bazzi ci racconta di come Rozzano non sia stato un luogo sicuro per lui, da uomo omosessuale. Era inevitabile che maturasse un desiderio di andarsene, assieme all’esigenza di raccontare un luogo descritto e rappresentato solo da occhi esterni. Questa è solo una delle ragioni che porta alla genesi di Febbre, assieme alla volontà di raccontare la propria infanzia, l’adolescenza turbolenta ed una fissazione nevrotica nei confronti dei tarocchi.

«Febbre è nato sotto il segno del toro: è un romanzo impiantato, che inizio a subire per la sua pervicacia; mentre Corpi minori è aquario, è più evanescente. Hanno due temperamenti diversi» spiega Bazzi.

Si parla anche di sincronie, dell’osservazione del transito della luna – teniamo d’occhio il transito di Mercurio retrogrado – ma non solo: l’astrologia non è solo un modo di entrare in sinergia con gli altri, ma è anche un facilitatore sociale; ci permette di parlare di noi stessi dissacrando i traumi e i meccanismi di difesa che attuiamo, coi toni del ludico.

E agli scettici, ai detrattori dell’astrologia – tra cui si annovera pure Adorno – Bazzi risponde invitando a non imbastire critiche sulla base dell’oroscopo, la divinazione didascalica da Paolo Fox. Due stelline l’amore e tre la salute è solo un modo per mercificare un sapere dialettico e narrativo: l’astrologia altro non è che un linguaggio per penetrare le parti più recondite di noi stessi e dell’altro.

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