Questo clima di scienza e diplomazia
7 9 2023
Questo clima di scienza e diplomazia

Un dialogo che si trasforma in dibattito col pubblico tra il divulgatore scientifico Giacomo Destri e il diplomatico Grammenos Mastrojeni

«Vi trovate davanti a Tom & Jerry - ironizzano gli autori - alla scienza e alla diplomazia». Inizia così lo scambio tra il divulgatore Giacomo Destro e il diplomatico Grammenos Mastrojeni, con una battuta che lascia trasparire il contrasto che condurrà tutto l’evento. L’opposizione tra scienza e politica, tra l’oggettività scientifica e la volatilità politica. La prima si basa su dati precisi e immutabili, modificabili solo dall’interpretazione umana, la seconda comprende invece tutti quei meccanismi di natura soggettiva e facilmente manipolabile che sono anche alla base delle diverse comprensioni dei dati.

Queste due materie apparentemente così lontane hanno però trovato nel corso della storia vari punti d’incontro raccontati da Destri nel libro Ragione di Stato, ragione di scienza. Quello che la scienza produce, secondo il divulgatore, è di per sé neutrale e sono le altre discipline come la politica che devono decidere come utilizzare queste risorse. La scienza è paragonata allora ad un coltello, uno strumento che può fare sia del bene, come spalmare la marmellata sul pane per colazione, che del male, come uccidere persone. Siamo noi a decidere in ultima istanza come utilizzarlo.

Focus dell’evento, nonché punto di incontro fondamentale tra scienza e diplomazia, é proprio il cambiamento climatico, sfida principale dei prossimi anni secondo i due autori. Il diplomatico Mastrojeni scherza quando afferma che «il libro di Destri è l’unico libro concordato con Oppenheimer», ma alla base di questa coincidenza si trova secondo lui un sentimento comune nella società, la necessità di parlare di clima e di crisi climatica. È nel 2023, annus mirabilis e horribilis, che la crisi climatica, prima mera questione accademica, prende la sua rivincita nei confronti dell’inazione politica e dell’inerzia della popolazione colpendo indistintamente dalla Cina fino all’Emilia Romagna. È anche l’anno in cui, così come il clima, anche la scienza reclama la sua vendetta per gli avvertimenti amplificati dagli attivisti ma rimasti inascoltati. Dal punto di vista diplomatico, è stato invece dimostrato come un’azione congiunta da parte della politica possa portare anche a risultati positivi ed incredibili, quale l’accordo intergovernativo per la chiusura del buco nell’ozono. Manca in realtà per altri temi maggiormente legati all’economia e allo sviluppo un paradigma comune e condiviso verso l’azione climatica. Per questioni coloniali e neocoloniali è oggi impossibile secondo Mastrojeni chiedere ai paesi in via di sviluppo di abbandonare la tecnologia e le fonti energetiche che stanno loro apportando ricchezza e sovranità, così come eliminare globalmente il gas come combustibile di transizione senza evitare che in alcuni paesi questo possa causare una tensione sociale talmente elevata da portare ad una guerra civile, oltre che a molte più emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Quello che nasce come dialogo tra gli autori, si trasforma per volontà degli stessi in un vero e proprio dibattito in cui il protagonista diventa il pubblico. È il primo intervento che coinvolge in questa discussione tra scienza e politica anche il tema economico. Un sistema economico totalmente insostenibile nonostante abbia apportato anche vantaggi come la riduzione della fame nel mondo, ma che secondo gli autori non saremmo veramente intenzionati e pronti a cambiare. Un sistema economico che viene tuttavia posto anche come più efficace mezzo di azione singola e collettiva contro il collasso climatico. «Il cambiamento climatico è grande, ma questo non vuol dire che a risolverlo debbano essere i grandi» afferma Mastrojeni.

La nostra concezione della crisi climatica cambia nel momento in cui capiamo che quello che i grandi possono fare per affrontarla é solo compilare pezzi di carta e che il vero cambiamento può provenire solo dalla responsabilizzazione dei comportamenti dei singoli. Mastrojeni sottolinea come la politica e l’economia si limitino ad esprimere la domanda dei loro consumatori e come dipendano strettamente da essi. Un passo in avanti verso un commercio più sostenibile si realizza già nel momento in cui una decisione di acquisto più responsabile, espressione di un nuovo modo di indirizzarsi al benessere e al rispetto degli altri, viene recepito dal mercato e ne influenza il suo funzionamento.

Un dibattito che si conclude sulla responsabilità delle aziende fossili, aziende private il cui compito in questa economia non è quello di risolvere direttamente la crisi climatica, e sull’eco-ansia che interessa una generazione che per la prima volta non vede davanti a se un futuro migliore del presente in cui vivono. Giacomo Destro decide di chiudere con una nota di speranza, affermando che ormai tutti si stanno accorgendo che affrontare la crisi climatica conviene. Secondo lui infatti una speranza viene data dalla stessa storia dell’umanità: «L’umanità ha sempre dato colpi di coda quando si trovava in difficoltà - afferma - basta solo pensarci e parlarne».

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