Ridare dignità al lavoro
9 9 2021
Ridare dignità al lavoro

Sandel e Cottarelli sulla meritocrazia: utopia o distopia?

Ma davvero la meritocrazia è da condannare? Ha ragione quindi Olaf Scholz, leader della SPD tedesca, quando dice che è stata data eccessiva fiducia alla meritocrazia e “chi manda avanti fisicamente la baracca” non riceve i necessari meriti?

Per Michael Sandel, collegato in streaming, nella nostra società il divario tra vincitori e perdenti si è sempre più allargato e questo avvelena irrimediabilmente la vita politica e aumenta le disuguaglianze. E neppure gli atteggiamenti delle élite aiutano a migliorare la situazione, anzi. Chi infatti arriva ai vertici crede di meritare totalmente la posizione che occupa e non prende in considerazione il fatto che forse è partito avvantaggiato ed è stato anche molto fortunato. L’ideale sarebbe infatti partire dallo stesso livello, ma in realtà non è mai così e chi è povero rimane povero. Ci vogliono cinque generazioni perché una famiglia povera riesca ad arrivare alla situazione di una middle-class. Negli Stati Uniti così come in Italia. La mobilità sociale è molto bassa e questo vuol dire che non si è riusciti ad applicare una vera meritocrazia. Ad aggravare la situazione infine è l’atteggiamento delle élite che dimenticano chi è stato sfortunato, chi non è arrivato, chi non ha studiato abbastanza. E questo porta al populismo e alla generale diffidenza che la gente comune ha nei confronti delle élite in tutti i campi. La globalizzazione poi ha peggiorato ancora più la situazione perché è andata a vantaggio solo della minoranza ricca del mondo e ha impoverito la classe media dei paesi sviluppati.

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Carlo Cottarelli, per rispondere al filosofo della politica, premette che a tutti deve essere effettivamente data una possibilità perché se partiamo tutti dalla stessa posizione possiamo davvero poi applicare la meritocrazia nella società. Inoltre, per compensare ancora di più le storture le mercato, ci deve essere un adeguato grado di solidarietà che si manifesta nella tassazione progressiva (che infatti è inserita nella nostra Costituzione) e nella redistribuzione della ricchezza. Perché comunque la situazione italiana è diversa da quella degli USA e lo Stato interviene già per moderare le differenze sociali grazie al welfare o alla sanità pubblica. La globalizzazione stessa, non bisogna dimenticare, ha tolto dalla povertà un miliardo di persone. È vero che i ricchi sono sempre più ricchi, ma proprio per questo occorre un accordo a livello di G20 per una tassazione globale. I paesi avanzati sono tornati ai livelli del primo novecento e tutti devono collaborare per invertire la tendenza. Questo dal punto di vista economico. Ma il cambiamento necessario è anche sociale, dice Sandel. Dobbiamo ridare dignità al lavoro, al lavoro manuale, al lavoro concreto che è un valore per tutta la società. Occorre una mentalità nuova, la redistribuzione da sola non è sufficiente. Si dovrebbe insegnare a scuola che tutti i lavori hanno pari dignità, e forse si potrebbero tornare a trovare lavoratori manuali che adesso non si trovano più. E che tanto servono alle nostre aziende. Bisogna pagare meglio chi fa questi lavori, chi dà un contributo fisico alla società. Non solo chi ha studiato ed è laureato. I manager che guadagnano 800 volte di più di una persona “normale”, non danno sicuramente così tanto valore aggiunto al mondo. È questa degenerazione che sta facendo malissimo al sistema. Questa la mentalità da cambiare.

Una estrema finanziarizzazione dei mercati, che si è sviluppata grazie alla crescente libertà concessa, ha portato la situazione ad un punto di rottura. Negli ultimi dieci anni si è cercato di porre rimedio a questa aberrazione, ma è stato fatto troppo poco. Il danno nei confronti del mondo produttivo è ormai molto grave. Le tasse sono ancora basse per il mondo finanziario in confronto a quelle sui redditi da lavoro. Occorre maggior dibattito pubblico per cambiare questa mentalità, questa situazione. Provocata anche da una sinistra che ad un certo punto si è fatta ammaliare da questo mondo, convinta forse che avrebbe portato vantaggi a tutti. E così non è stato. Un fallimento per la democrazia social liberale mondiale. Hanno abbracciato la visione finanziaria dell’economia, lasciando la meritocrazia come palliativo all’estremo liberismo economico concesso. La sinistra deve ripensare alle proprie finalità, ai propri obiettivi. Ridare dignità al lavoro, riconoscimento sociale per il lavoro come bene comune.

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