Tra due mondi
9 9 2022
Tra due mondi

Storia di Shlomo An-sky

Un viaggio di due ore all’interno di un grande archivio di testimonianze, di voci, di raconti, di suoni, di musica. Una ricchezza che in pochi conoscono e della quale comunque si sa ancora poco. Il luogo dove si trovava questo tesoro è la cosiddetta zona di residenza, un territorio ai confini dell’impero russo dove gli zar permettevano agli ebrei di abitare. Polonia orientale, Lituania (Vilnius è detta la Gerusalemme del nord), Lettonia, Bielorussia, Moldova e Ucraina. Gli ebrei vivevano una vita molto grama in piccole città, utilizzavano la lingua yiddish (grammatica tedesca con termini tedeschi, ebraici e aramaici), con spiritualità del movimento chassidico molto diffusa.

Cinque milioni di ebrei vivevano in quel territorio (la geografia della memoria è diversa da quella politica), in quelle povere condizioni, in una atmosfera dipinta tante volte da Chagall. Molti se ne andarono con il tempo, negli Stati Uniti soprattutto e in Palestina quando iniziò il sionismo. È in questo ambiente che troviamo il protagonista di questa storia, raccontato con parole e musica da Wlodek Goldkorn e Miriam Camerini (accompagnati dai bravissimi musicisti Angelo Baselli e Esther Wratschko). Nasce come Shlomo Rappoport e dopo l’abbandono del padre prende lo pseudonimo di An-sky. La madre è proprietaria di una taverna ed è qui che Shlomo ascolta storie, sente canzoni, è immerso nell’atmosfera di quel territorio. La famiglia è osservante, studia il Talmud anche se ad un certo punto viene tutto buttato per seguire le idee nuove del tempo. Crede nel movimento populista, verso il popolo, verso i contadini poveri che si era convinti avrebbero fatto la rivoluzione.

Lui diventa un personaggio importante, è costretto all’esilio a Parigi e alla fine dell’800 contribuisce attivamente alle attività del partito socialista ebraico dei lavoratori, il BUND, scrivendone anche i due inni (nella cultura ebraica è essenziale avere due versioni di tutto). Rimane in lui l’aspirazione ad un mondo migliore, ad uno Shabbat. Shlomo attraversa molte vite, annulla la propria identità per ascoltare tutti, una sorta di Zelig per poter diventare quello dentro il quale si immerge. Scrive tantissimo, poesie, racconti, testimonianze, quindici volumi di cose. All’interno dei quali troviamo il principio del riscatto, la speranza messianica da raggiungere con gli strumenti del popolo. Da tutto questo nasce in lui la necessità di cercare di salvare un mondo minacciato. Vuole fisicamente salvare la memoria e riesce a mobilitare forze per riuscire in questa impresa. Viene finanziata una spedizione etnografica, una avanguardia assoluta nell’occidente di quel tempo. Gruppi di ricercatori, di antropologi, girano l’Ucraina per registrare la cultura di questi paesi. Si registrano su supporti innovativi (addirittura sui cilindri di cera che hanno preceduto i dischi in vinile) musiche, racconti, voci. Di ebrei di città e di campagna. Poveri e meno poveri. Raccoglie leggende e oggetti, visita cimiteri. Visita 70 paesi, scrive 2000 racconti e storie, registra 1500 canti e canzoni, 1000 melodie, raccoglie 700 oggetti. Vengono portati via oggetti preziosi, manoscritti, lapidi, oggetti voluminosi. Sono gli anni in cui l’Yiddish viene codificato, si inizia a pensare ad una nazione e nasce il sionismo. Il congresso Yiddish si svolge nella casa ucraina.

Shlomo capisce che la nascita di un popolo coincide con il suo stesso tramonto. C’è assoluta ambivalenza in questo lavoro, la consapevolezza di un mondo che sta finendo ma la certezza di essere popolo e di poter diventare qualcosa di più. I rabbini iniziano a mettere per iscritto le discussioni che si tramandavano, compiono un’eresia ma è l’unica possibilità per andare avanti. Anche se ogni trascrizione tradisce la magia di quelle cose. Ma non bisogna perdere tutto questo. La modernità sta arrivando.

E così anche noi possiamo ancora ascoltare brani suonati durante i matrimoni, durante le feste, melodie sinagogali, arie di opere liriche rivisitate, danze cosacche. E poi l’opera più importante scritta da Shlomo, Il dibbuk. Una storia d’amore e di morte, un dramma all’interno del quale troviamo tutti i suoi mondi, l’anelito verso il creatore, la tensione mistica ed erotica, la cabala per evocare gli spiriti. La spedizione antropologica intanto si interrompe nel 1914, con la guerra. Il materiale a questo punto inizia a viaggiare fino ad Odessa per poi sparire. Ricomparirà a Kiev dopo il crollo del muro di Berlino. E da allora si cataloga, si digitalizza. E la storia continua. Sempre tra due mondi.

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