Vivere e morire in America
7 9 2018
Vivere e morire in America

Il paese dove chiunque potrebbe avere un'arma in tasca

Altri mondi, altre frontiere. Uscendo dal nostro continente diversi autori di Festivaletteratura porteranno il pubblico in giro per il mondo per sviscerare tematiche appartenenti a luoghi lontani, ma che si riveleranno essere molto vicini.


Se si prendesse un giorno qualsiasi del calendario, in America si potrebbe essere certi di poche cose: una di queste è che 7 ragazzi moriranno colpiti da un’arma da fuoco. Questa statistica Gary Younge la conosce bene: da giornalista d’inchiesta del The Guardian ha passato 18 mesi ha raccogliere un’impressionante quantità di materiale sulle vite di 10 giovanissimi americani che caddero anche quel 23 novembre 2013. Un giorno come un altro che tra sparatorie in stazioni di servizio, bambini che giocano con le pistole dei genitori, lotte fra gang e rancorose vendette Younge scopre essere Un altro giorno di morte in America.

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Younge era già noto al pubblico europeo in particolare per una sua surreale intervista a Richard Spencer, giornalista simbolo del movimento suprematista bianco. Sul palco di Festivaletteratura dialoga con lui Francesco Costa, vice direttore del Post che dal 2015 cura la fortunata newsletter “Da Costa a Costa”, informando gli iscritti sulle dinamiche della politica americana.

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Entrambi stranieri trapiantati negli Stati Uniti, offrono punti di vista oggettivi e taglienti sul problema del controllo delle armi. I numeri che riportano gli autori sono impressionanti: 265 milioni di armi in circolazione, il 40% delle quali in mano a meno dell’8% della popolazione. Le cause del massacro quotidiano sono chiare per Younge: «La disponibilità di armi, aggiunta alla carenza di un’assistenza psichiatrica pubblica, alla discriminazione razziale e alle disuguaglianze sociali».

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Eppure, nonostante il mix di concause sia lampante, la consapevolezza degli americani sulla reale mole di questa piaga (lì le armi da fuoco sono la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali) è ancora scarsa. Su questo, Costa: «Una cosa accomuna tutte le storie raccontate da Younge: i famigliari delle vittime non hanno mai citato le armi tra le ragioni per cui è morto il congiunto». Per entrambi gli ospiti le prospettive non sono rosee, anzi: per Younge l’America non cambierà mai.

È certo però che Un altro giorno di morte in America, grazie al lavoro del suo autore, se non è riuscito a salvare la vita di Jaiden Nixon, Kenneth Mills-Tucker, Stanley Taylor, Pedro Cortez, Tyler Dunn, Edwin Rojo, Samuel Brightmon, Tyshon Anderson, Gary Anderson e Gustin Himnant, di sicuro non li ha fatti rimanere numeri in mezzo alle statistiche.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone: Evento 4 “Letteratura senza confini” - Evento 59 “Radici” - Evento 76 “Neri corvi sui rami del Medioriente” - Evento 81 “Benvenuti a Grouse County” - Evento 170 “Lo Stato dall’erba blu” - Evento 180 “Le vere ricchezze” - Evento 199 “Il frutto unificatore”.

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