Al mio maestro
7 9 2021
Al mio maestro

Scopri chi, come Virgilio per Dante, ha fatto da guida e maestro agli autori del festival

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, chi potrebbe meglio accogliere e guidare gli autori del festival se non il sommo poeta mantovano Virgilio? Nella rubrica “Al mio maestro”, un atemporale Virgilio chiede agli autori chi sono i loro maestri, coloro che li hanno maggiormente influenzati e a cui si rivolgono nei momenti di difficoltà o assenza di ispirazione.

Chi la guida nell’attraversare la tua selva oscura? Chi la solleva quando sviene?

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"Tralascio perché sarebbero scontati i maestri da cui ho succhiato un po' di sapere attraverso le loro pagine: Eschilo, Sade, Stendhal, Manzoni, Dostoevskij, Camus, Crnjanski, Pasolini, Yourcenar, Brodskij, Hrabal, Garcia Marquez, Busi...
Preferisco citare quelli conosciuti personalmente. La professoressa di italiano delle scuole medie Eleonora Gattafù che tra qualche rimbrotto mi fece innamorare della lingua. Il mio amico e collega Marco Brizzi che mi bocciava tutti i pezzi per costringermi a migliorarli.
Il mio direttore al “Giorno” Lino Rizzi, il quale mi diede un consiglio che nessun direttore oggi darebbe: “Gigi, due notizie, due dettagli in meno così hai più tempo per scrivere”.
Il mio amico e collega Wlodek Goldkorn (peraltro presente al Festivaletteratura) perché parlare con lui allarga gli orizzonti.
Adriano Sofri, l'ottimo maestro.
La città di Sarajevo. Non una persona ma un luogo. E' stato durante l'assedio che ho sentito la responsabilità della parola. E ho cominciato davvero a soffrire sui testi, a cambiare totalmente il mio stile."


Gigi Riva parteciperà agli eventi segnalati a questo link.


Caro Maestro Vincenzo,
io mi ricordo, anche adesso che sono così adulto, di quando mi hai insegnato a leggere e scrivere perché sentivo che la mia vita sarebbe cambiata per sempre. E mi ricordo di quando ci leggevi camminando per l’aula, con quella voce profonda che ti faceva sembrare più vecchio del ragazzo che eri, storie e poesie. Stavi attento che fossimo seduti comodi e ti dispiaceva che i banchi fossero così piccoli e stretti. Daniele si addormentava dopo pochi minuti e tu ci ordinavi di non ridere, dicevi che andava benissimo così. Insieme abbiamo scritto e letto talmente tanto come non ho più fatto in nessun’altra scuola né all’università. Prima di incontrarti sognavo di fare il medico, ma quando ci siamo conosciuti in fretta ho cambiato idea, e da allora mai più: volevo fare il tuo lavoro e farlo come lo facevi tu. E di più ancora volevo scrivere perché sentivo che altrimenti troppe cose si perdono lasciandoci più poveri. Nel portafogli conservo la lettera che mi hai fatto arrivare dopo che ho vinto il premio Campiello, e so che tu, nella tua casa vicino Caserta, conservi ancora i quaderni che riempivo di storie inventate e di descrizioni. Ho sempre ricopiato le pagine da farti leggere, volevo che fossero belle. E poi secondo te copiare era come imparare e ti deludeva chi proteggeva con le mani il suo foglio per non farlo vedere al compagno di banco. Lo so che sono uno scrittore grazie a te, e tu sai di essere stato il mio maestro perché mi hai indicato una strada senza mai chiedermi di percorrerla.

Tuo,
Marco Balzano


Marco Balzano parteciperà agli eventi segnalati a questo link.


"Quando svengo mi solleva la semplice osservazione della biblioteca di casa mia. La guardo e sto bene. Vedere poi mia figlia che, a modo suo, ne usufruisce - ha due anni e io non sono un possessivo feticista - mi fa sentire ancora meglio. (Poi, però, se devo fare un nome o due, dico Gombrowicz o Joseph Roth)"


Chiara Codecà parteciperà agli eventi segnalati a questo link.

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