Il peccato originale
7 9 2018
Il peccato originale

Ripensare l’identità per imparare a coabitare

Segni su un planisfero in carta, le frontiere sono un atto di scrittura che coinvolge il narratore non meno del geografo. Ogni confine è il luogo perfetto per osservare e raccontare: abbastanza vicino per distinguere i dettagli, separato a sufficienza per una descrizione lucida. Festivaletteratura propone queste riflessioni in un ciclo di eventi dedicati alle frontiere e a chi le attraversa.


Il mito della madre-terra e il diritto di poter rivendicare come propria la terra in cui si nasce sono concetti che persistono all’interno delle comunità umane sin dai tempi di Atene. Questo modello, che potremmo quindi definire ateniese, implica che i primi arrivati in uno Stato possano legittimamente fare ricorso all’auto-proclamato diritto a non fare entrare gli altri all’interno del territorio di cui loro sono, per natura, proprietari. Donatella Di Cesare, nel suo Stranieri Residenti, mette in discussione proprio quest’idea per cui ad ognuno possiede per natura il luogo dove è nato, ricordando come nel lessico comune si indichi l’acquisizione della cittadinanza da parte di un migrante con il termine "naturalizzazione".

L’obiettivo dell’autrice è formulare un pensiero che dia luogo, ovvero faccia spazio, all’accoglienza e che favorisca la costituzione di uno ius migrandi che comporti la condivisione dei beni e della terra. L’introduzione dello ius soli, almeno dal punto di vista formale e terminologico, significherebbe il mantenimento del modello ateniese e del mito della madre-terra. Il concetto di identità nazionale come identificazione con il luogo, politicamente potente ancora oggi, deve essere quindi necessariamente superato. Nell’epoca attuale infatti, l’epoca della globalizzazione, in cui lo status dell’individuo può essere definito di asilo planetario, si deve riconoscere la poca fondatezza di qualsiasi discorso che richiami a delle fantomatiche “radici”.

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L’autrice si mostra scettica anche di fronte ad argomentazioni che tralasciano l’aspetto naturalistico a favore di quello culturale, facendo appello a idee quali la comunità e il contratto sociale. Secondo il comunitarismo sovranista, soltanto i membri della comunità hanno diritto di decidere chi accogliere, in modo da poter salvaguardare i criteri di giustizia la cui gestione era stata organizzata e chiusa attraverso la stipula di un contratto sociale. I difensori di queste tesi, dunque, portano come argomenti contrari all’accoglienza il diritto del popolo ad auto-determinarsi all’interno del territorio prescelto e a selezionare coloro che meritano maggiormente di entrare a far parte dello Stato-club – in altre parole, chi non rischia di pregiudicare l’identità nazionale.

Si rivela necessario, a questo punto, ripensare le motivazioni di quanti applicano un liberalismo politico alla rovescia per giustificare l’apertura, proponendo un’analogia tra libera circolazione delle merci e libera circolazione degli esseri umani. Risposte di questo tipo rendono evidente che il problema è mal posto, secondo l'autrice. Non si tratta di rivendicare un semplice diritto di mobilità, ma un diritto all’accoglienza, dato che è a quest’ultima che si è contrari. In mancanza di una politica dell’accoglienza, a cui si preferisce la difesa e la chiusura dei confini, questa viene vista come un gesto morale e/o religioso.

Dalla nostra prospettiva nazionale, il migrante viene infatti percepito come colpevole solamente per il fatto di essersi mosso e aver messo in discussione l’ordine internazionale, macchiandosi del peccato originale della partenza. La formula “straniero residente” supera il conflitto esistente tra cittadino e migrante, obbligando l’individuo ad imparare a risiedere in modo altro, a coabitare – termine politico da non intendere come sinonimo di convivere – staccando la definizione dell’identità dal luogo.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 12 “Un gioco ri-creativo” - Evento 20 “C’è una crepa in ogni cosa” - Evento 37 “Esuli in terra ostile” - Evento 51 “Una riga tracciata sul foglio” - Lavagne, giovedì 6 settembre, ore 18:00 - Lavagne, venerdì 7 settembre, ore 18:00 - Lavagne, sabato 8 settembre, ore 18:00 - Evento 177 “Conoscere i confini”.

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