Il prezzo della conoscenza
11 9 2021
Il prezzo della conoscenza

Benjamin Labatut sui numeri e le parole che hanno messo in crisi il nostro presente

«La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.»

Antonio Gramsci

Quando si è smesso di capire il mondo? Quando addentrandosi tra gli spiragli della conoscenza che si possiede sul reale ci si è persi. Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamin Labatut è una raccolta di vite di alcune delle menti più brillanti del XX secolo – scienziati, matematici, fisici, chimici – in cui tutti sono accumunati dall’aver attraversato i confini del noto, passando oltre. E oltre che vi hanno trovato? L’ignoto, oscura sirena ammaliante e al contempo carnefice.

Del libro Quando abbiamo smesso di capire il mondo e, dell’ultimissima uscita dello stesso autore, La pietra della follia, Benjamin Labatut ha dialogato con Chiara Valerio sotto il cielo stellato di Piazza Castello. Gli astri, o meglio la luce che arriva dalle stelle sparse nelle più remote zone dell’universo, hanno vegliato su questo incontro che ha messo in connessione, in un perfetto entanglement quantistico, due mondi.

Labatut narra della condizione umana di particelle, che oscillano tra scienza e letteratura, che si moltiplicano e moltiplicano i significati, oppure che si annullano perché quello che si conosce, e quindi chi si è, non ha senso. La maggior parte delle persone è intrappolata in una vecchia percezione del tempo, stravolta dalle scoperte sull’universo compiute nel secolo scorso. Ci si è guadagnati un’apertura sull’irrazionale, che inevitabilmente si è scontrata con il razionale. Ma questo intreccio, che rappresenta un labirinto, è il posto dove ci si è persi. Labatut si chiede, dunque, dove sta il filo rosso per uscirne?

I mondi che Labatut tratteggia sono vasti ed indagano profondamente il rapporto della realtà che viene alterata da sostanze o da idee. La realtà si rivela non così ferma e sicura come molti credono, e non costa nemmeno tanto per alterarla. Ed è questo il richiamo di Labatut che fin da bambino si è messo volontariamente in una relazione complessa con la realtà, che l’ha condotto inevitabilmente alla sua letteratura. Le differenze tra racconto letterario e scientifico sono numerose, ma quello che importa sono quelle che le avvicinano. Se la scienza cerca regolarità così come nuove scoperte che sfidino certezze apparentemente indiscusse, la letteratura illumina invece verso l’interno. Ed alla fine, quello che veramente interessa a Labatut è mettere insieme le due prospettive. All’interno di questi punti di vista ci sono opposti che si possono combinare e, così facendo, capire meglio. Letteratura e scienza giocano con le particelle, e queste, secondo le leggi della fisica, funzionano solo in presenza di altri.

I racconti di Labatut sono costellati di eccessi, mostruosità ed elementi caotici. Le sue narrazioni sono sull’estraneità, soprattutto sul varcare terreni dove questo è assente. Insomma, Benjamin Labatut ci fa capire che è una vera avventura non essere sicuri.

«Il prezzo che paghiamo per la conoscenza è la perdita della nostra capacità di comprensione.»

Benjamin Labatut

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