Leggere Carla Lonzi per fare come Carla Lonzi
9 9 2023
Leggere Carla Lonzi per fare come Carla Lonzi

Un incontro che non svela ma danza attorno ai testi di Carla Lonzi, finalmente raccolti e riediti, assieme alla curatrice Annarosa Buttarelli e tante altre pensatrici femministe – sia sul palco che nel pubblico

Carla Lonzi è passata alla storia come una delle iniziatrici del femminismo italiano: una delle prime pensatrici che, partendo da una disciplina ben diversa (per lei, la storia dell’arte) ha raccolto le sfide e le suggestioni che, dagli anni Sessanta in poi, hanno caratterizzato il cosiddetto femminismo della seconda ondata, sia oltralpe sia oltreoceano, reinterpretandolo in Italia dal punto di vista tanto teorico quanto concretissimo, unendo il pensiero alla pratica politica. Eppure – e anche qui Carla Lonzi si è trovata a condividere il destino di tante altre – i suoi testi erano diventati introvabili. Finché quest’anno non è stata pubblicata una raccolta di suoi scritti, assemblati tra il 1970 e il 1973, che riassumono il tipo di femminismo che auspicava Lonzi nella prima metà degli anni Settanta: un femminismo radicale, cosiddetto “della differenza”, o “della libertà”. Tanti termini che riassumono un concetto semplicissimo, esposto già in apertura al Manifesto di Rivolta Femminile: «La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanta della nostra lotta e della nostra libertà».

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L’incontro di stasera, moderato da Annarosa Buttarelli, curatrice del volume Sputiamo su Hegel e altri scritti, e portato avanti dalle storiche dell’arte Carla Subrizi, Laura Iamurri ed Elvira Vannini, non si addentra infatti nelle questioni tematiche che il libro offre, dal racconto della pratica dell’autocoscienza fino alle pratiche politiche del gruppo di Rivolta Femminile. Le pensatrici sul palco non vogliono spiegarci cosa diceva Lonzi, ma vogliono farci vedere come Lonzi pensava: lasciano intatto il piacere della lettura a chi è in sala, introducendoli allo stile di Lonzi come a uno stile elegante ma privo di affettazione, che parte da un retaggio accademico ma che si piega alle esigenze di comunicare, di dialogare, di far entrare prospettive nuove nel proprio discorso. Il pubblico diventa così filosofo a propria volta, invogliato a interpellare e a rispondere personalmente alle parole di Lonzi, le quali, come spiega Buttarelli nella prefazione al volume, sono infatti offerte senza apparato critico: un regalo intatto a chi vuole addentrarsi nelle radici del femminismo italiano per scoprire da dove vengono i discorsi che oggi ci si intrecciano attorno.

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Un incontro così particolare non poteva che concludersi con un finale scoppiettante. L’outro è infatti affidata a Luca Scarlini, che dà l’esempio al pubblico seguendo per primo l’invito delle presentatrici a creare un proprio legame personale con Carla Lonzi – offrendo il suo personalissimo ricordo di aver conosciuto Carla Lonzi nella Firenze degli anni Settanta, quando era appena un bambino. In un turbinio di suggestioni, la figura di Lonzi si arricchisce di colori e trame, stagliandosi sullo sfondo di un decennio in cui è cambiato radicalmente il modo di pensare e far filosofia. Dalle università ai locali pubblici, dai testi polverosi dei filosofi del passato alla presa di coscienza di poterci «sputare sopra», come auspica Lonzi nel testo che dà il titolo alla raccolta. Leggere Carla Lonzi è fondamentale perché, anche a cinquant’anni di distanza, ci insegna a fare filosofia guardandoci negli occhi, partendo dalla propria esperienza, senza bisogno di studi accademici o titoli altisonanti. Leggere Carla Lonzi ci ricorda che è anche grazie a Carla Lonzi che oggi possiamo fare filosofia liberamente: ed è su questo presupposto che il femminismo contemporaneo ha saputo fiorire.

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