Riccardo Falcinelli e la comunicazione visiva
Emblematici casi giudiziari riaperti grazie ai documenti conservati negli archivi italiani, ma anche dialoghi sulla libertà e sulla responsabilità dell’artista, sui rapporti tra arte e potere, sulla produzione del mercato dell’arte, sulla fotografia e sull’architettura: questi gli incontri di Festivaletteratura dedicati all’Arte in tutte le sue declinazioni
Blu e giallo mescolati non sempre fanno verde.
Un'affermazione che
sembrerà azzardata alla maggior parte delle persone, eppure il
colore per come lo conosciamo oggi esiste solo da ottant'anni, cioè
dal momento in cui fu possibile produrre una tinta chimicamente
controllata che si potesse applicare a qualsiasi cosa (o quasi).
Quindi come si viveva prima? Prima dell'avvento dell'industria le sostanze utilizzate per la
produzione di colore erano di origine naturale e questo permetteva
una ridotta gamma di variazioni cromatiche.
« Durante il Rinascimento, per esempio, la Madonna veniva rappresentata in lunghi abiti azzurri. Questo veniva considerato un “effetto speciale” o qualcosa di incredibile, che permetteva alla Vergine Maria contemporaneamente di essere associata all'idea di lusso ed ad un'aura mistica e religiosa.
(caricamento...)
Al tempo infatti non
esistevano abiti di quel
colore semplicemente
perchè non era possibile crearne
la
tintura. Quello che ai nostri occhi appare scontato, banale e privo
di qualsiasi significato allegorico all'epoca era un mezzo potente di
espressione» racconta
Riccardo Falcinelli, designer, professore ed autore di numerosi saggi
sulla comunicazione visiva in
dialogo con Emanuele Coccia a Teatro Bibiena.
Il modo in cui usiamo ed
usufruiamo del
colore oggi è totalmente
differente rispetto al passato. Il
colore infatti rappresenta
in parte anche quello che riusciamo
a vedere.
In questo la tecnologia
ha rivoluzionato l'approccio alla verità del colore rendendolo
transitivo ed ambiguo.
Così la maggior parte delle persone vede
un'opera d'arte per la prima volta sullo schermo di uno smartphone,
filtrata ed alterata, inequivocabilmente resa più bella e
successivamente rimane delusa quando la osserva in un museo.
Allo stesso modo le copertine dei libri devono
essere pensate prima come
francobolli per essere
visibili nel dedalo intricato di inserzioni, post e immagini di
internet.
«Giallo
gelosia, rossa passione, nero lutto. C'è molto altro oltre queste
semplificazioni.»
ricorda l'autore di Cromorama.
Forse la possibilità che abbiamo di comprendere il colore sta nel
renderlo sostantivo e non aggettivo ossia fulcro della storia. Uscire
dalla codificazione
cromatica significa guardare il
sistema dall'esterno e dalle
sue crepe osservare
quello che non si è mai visto.
Come fece Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, quando scoprì
contro ogni previsione che la terrà vista da lontano è un
gigantesco blu.
Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:
Evento 5 “Divina sezione” - Evento 7 “Popster” - Evento 8 “Processo a Jacopo Sansovino” - Evento 34 “Scrivere architettura” - Evento 42 “Processo a Caravaggio, Orazio Gentileschi e Onorio Longhi” - Evento 78 “Città-mondo: Gerusalemme” - Evento 85 “Rieducare lo sguardo ai colori” - Evento 92 “Processo a Giuseppe Biasi” - Evento 93 “Achille Castiglioni: ieri, oggi, domani” - Evento 119 “Città-mondo: Istanbul” - Evento 130 “Abitare l’iconosfera” - Evento 139 “Il design non era nei miei panni” - Evento 149 “Processo a Paolo Veronese”.