Il mercato e il museo
7 9 2018
Il mercato e il museo

L'impudica baldanza twittarola della letteratura contemporanea

È la letteratura a ricercare il senso, a ricostruire quanto la Storia ha spezzato, a restituire umanità là dove è stata negata. Una letteratura che diventa sentimento naturale, veicolo per esplorare i meandri più oscuri della mente o strumento di educazione alla libertà. Le varie sfaccettature di questo mezzo saranno analizzate dagli autori di Festivaletteratura.


L'Officina del Gas, il luogo da cui partì l'energia pubblica a illuminare la città, è lo sfondo ideale per fare luce sulla situazione della letteratura italiana (e non solo) nei tempi in cui viviamo: questo è l'obiettivo che si prepongono Giuseppe Marcenaro e Massimo Raffaeli, offrendoci qualche strumento di orientamento in un presente tanto affollato di libri quanto povero di letteratura.

Ci troviamo in un'epoca in cui la letteratura di genere, con le sue rassicuranti sinossi, domina il panorama culturale avendo sempre cura di restituire al lettore nulla di più di quanto egli si aspetti; in un tempo in cui le classifiche di valore dei libri non rispondono a criteri di qualità ma a leggi di mercato (chiunque sia entrato in una libreria, o abbia sfogliato un inserto culturale, si sarà imbattuto nella classifica dei libri più venduti), gran parte degli autori ha rinunciato a quella missione sociale che gli intellettuali dei secoli passati erano chiamati ad adempiere.

Bisogna riconoscere che, retorica a parte, allo scrittore di oggi (o meglio, alla categoria di scriventi a cui Mercenaro si riferisce) interessa esprimere qualcosa, esporre una parte – possibilmente dolorosa – di esistenza, piuttosto che farsi carico delle istanze di una grande collettività, come accadeva invece fino a qualche manciata di decenni fa, quando gli intellettuali erano innanzitutto la voce di un gruppo, fosse esso un partito o un'associazione culturale, e il loro valore si sintetizzava nella capacità di amplificarne le aspirazioni.

Già alla fine degli anni '60 Sanguineti affermava, con una clausola dal valore duplice, che il mercato e il museo sono due realtà omologhe e reversibili: da una parte la fine del mandato civile dell'autore, dall'altra l'inaugurazione di quell' «enorme discarica in cui la tradizione dell'antico è disponibile a un eterno riuso» nota come postmodernismo.

Il libro dunque, proprio quando sembrava destinato a scomparire travolto dalla comunicazione digitale, si è trovato ad essere il campo d'azione delle forze egocentriche di autori che «con impudica balzanza twittarola» si fanno coccolare da un'editoria famelica di best-seller, che li premia aggiungendo alla loro biografia, accanto alla prima professione, la frivola locuzione “é scrittore”.

Che fine ha fatto la letteratura, dunque, sembra essere una domanda che è doveroso porsi soprattutto quando questa sembra tutt'altro che scomparsa. Imparare a riconoscere gli slogan sulle copertine colorate che ci affascinano, a notare la differenza tra un libro e una fotocopia di esistenza, magari anche a diffidare dell'illusione di libertà che il mercato editoriale offre: sono questi i mezzi che la critica propone affinché la lettura non sia un «esercizio ginnico degli occhi», ma un irrinunciabile punto di contatto tra la pagina e ciò che si trova tutto intorno.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 21 “Traduttore traditore” - Evento 63 “Italia mon amour” - Evento 91 “Fino a leggermi matto” - Evento 94 “Che fine ha fatto la letteratura?” - Evento 118 “Lettori si diventa” - Evento 125 “Secolo di libri e rivoluzioni” - Evento 157 “Voci dal Novecento” - Evento 165 “Memoir americano” - Evento 182 “Su dei filobus di Leningrado” Evento 200 “Il canto delle sirene” - Evento 204 “La vita (non) è inchiostro su carta”.

Festivaletteratura