Donne in ombra, criminali banali e racconti necessari
6 9 2019
Donne in ombra, criminali banali e racconti necessari

Lo sguardo femminile di Drakulić racconta le donne, la guerra e l'urgenza di narrarle.

Al destino incerto dell'Europa è dedicata una parte importante degli appuntamenti in programma a Festivaletteratura 2019.


È un dialogo denso, appassionato, un susseguirsi di domande non trascurabili e verità schiette e inevitabili quello che si tiene all'auditorium del Palazzo del Seminario Vescovile tra Slavenka Drakulić e Elvira Mujčić. Slavenka Drakulić del resto è una donna e una scrittrice capace di una vastità e profondità di temi. Nei suoi romanzi ha raccontato della guerra balcanica più schiettamente di molti giornalisti, ha analizzato i successivi processi all’Aja e ha raccontato le vite di donne e mogli "più o meno normali". Si ascolta un dialogo pluritematico in cui le domande sono decisive tanto quanto le risposte. Tra questa molteplicità un filo rosso: il conflitto, la guerra e la consequenziale ricerca della sopravvivenza.

Il primo conflitto ad essere affrontato è quello tra uomo e donna, in particolare tra donne/mogli con la presenza di mariti ingombranti. La Drakulić, che ha sempre parlato di donne con «uno sguardo femminile ma non femminista», nella sua trilogia ha raccontato le biografie di Dora Maar, Frida Khalo e, nell’ultimo libro, quella Mileva Einstein. Tutte donne imprigionate nel ruolo subalterno di mogli di personalità invadenti, indagate nel rapporto con i loro uomini importanti, raccontanti anche loro sotto un aspetto insolito, inaspettato. È per esempio un'immagine inedita quella che viene fuori di Albert Einstein, che in una lettera espone alla moglie le condizioni per cui il loro rapporto possa funzionare: «Ti assicurerai che: 1. i miei vestiti e il mio bucato siano sempre tenuti in buon ordine; 2. che riceverò i miei tre pasti regolarmente e nella mia stanza; 3. che la mia stanza e il mio studio siano sempre puliti, e specialmente che il mio tavolo sia riservato al mio esclusivo utilizzo».

Sono donne simbolo, donne monito, da cui il mondo dei diritti contemporaneo si è certamente distaccato ma che servono a ricordare che «i diritti delle donne non sono stati conquistati una volta per sempre, ce lo dobbiamo ricordare». E non c'è femminismo nel sostenere ciò, solo la voglia di dar voce a chi è sempre stato sopraffatto da qualcuno che parlava più forte. I diritti delle donne, ci ricorda, nella situazioni di guerra e di precarietà sono i primi ad essere rimessi in discussione, come è successo nella Croazia della guerra balcanica, macchiata da stupri e diritti barbaricamente negati.

Ed è proprio la guerra balcanica ad offrire lo spunto per discutere di un altro tipo di conflitto: quello dell’uomo comune con se stesso, con la sua inaspettata bestialità. In They would never hurt a fly, non tradotto in italiano, la Drakulić si era accostata ai processi tenuti all’Aja del 1993 con la curiosità e l’interesse di chi cerca di capire cosa avesse spinto un uomo comune a commettere crimini simili. Si era occupata di 15/16 casi ed in particolare di un ragazzo di 21 anni: un simpatico bosniaco senza lavoro, ben voluto da chiunque, condannato a 30 omicidi certi e almeno 100 supposti. È un esecutore come l'Eichmann della Arendt, forse meno sconvolgente in termini numerici, ma con la stessa banalità del male di chi si trova trascinato dalla marea delle circostanze e non fa che meccanicamente attuare comandi. E asserire ciò non significa deresponsabilizzare l’individuo, quanto piuttosto metterlo in guardia, invitare a dubitare di tutto e soprattutto di noi stessi perché «l’unico modo di essere morale è sospettare se stesso» e questo Slavenka sente il bisogno di dirlo in italiano, senza il filtro di traduzioni, senza la possibilità che possa essere frinteso.

Ci può salvare, allora, solo la memoria, il racconto. È necessario che ogni Paese, ogni uomo, digerisca la sua storia, faccia pace con il proprio passato. Ci sono due modi secondo la scrittrice per affrontare un passato scomodo. Il primo è quello adottato dalla Spagna post-franchista, che semplicemente ha provato a voltare pagina, ad andare avanti. L'altro è quello che della nazione tedesca, che si dovuta scontrare con i suoi orrori in maniera aperta, diretta, sconcertante. Questo metodo è certamente il più efficace perché il rischio di tornare indietro è minore. La Croazia ha scelto il primo metodo, non è ancora riuscita a metabolizzare la seconda Guerra Mondiale ed è quasi vietato parlare di quella balcanica. Rimane per questo necessario parlarne, sviscerarla a fondo questa guerra ancora così viva, non cedere alla paura di ricordarne le ferite. Probabilmente, come conclude Elvira, per farlo è obbligatorio emigrare, guardarla da lontano, ma anche da lontano continuare a lottare perché la memoria e il racconto vincano questo conflitto, quello contro la storia che non si lascia oltrepassare.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 10 “Sintomatologia della crisi” - Pensieri in comune mercoledì 4 ore 21.00 “Terra mediterraneo” - Evento 17 “Quando l’URSS faceva cultura” - Evento 31 “De la terre des pleurs un grand vent s'éleva” - Evento 35 “Sotto la luna di Beirut” - Evento 36 “La pagina bianca a volte è il mio nemico” - Evento 37 “Dare voce alla storia africana” - Evento 41 “Da dove nasce la crisi europea” - Evento 45 “Trovare la luce nelle tenebre” - Evento 46 “Astrid Lindgren: la vita è una favola amara” - Evento 47 “I miei personaggi mi rincorrono” - Evento 51 “Il fascismo storico” - Evento 60 “Il re dell’Atlantico” - Evento 67 “Messia e Rivoluzione” - Evento 68 “La bandiera del mio paese ha due colori” - Evento 70 “Una storia intima del nazismo” - Evento 77 “Il ricordo e il labirinto” - Evento 85 “Tra le gole dell’Armenia” - Evento 95 “Trafficanti di essere umani” - Evento 96 “Il pericolo di ideologia come alibi” - Evento 116 “La guerra, la scrittura, le donne” - Evento 119 “Da Norcia all’Europa” - Accento venerdì 6 ore 22.00 “Gran Cabaret socialista” - Evento 136 “Giocare con la narrazione” - Evento 153 “La storia si ripete?” - Evento 159 “Mondi separati dentro le città” - Evento 169 “Allons enfants” - Evento 203 “I barbari che siamo, i romani che non siamo” - Evento 213 “Come Davide contro Golia” - Read on domenica 8 ore 15.00 “EU dreamers” - Evento 221 “Il nome necessario”.

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