I cento anni di Tirana
13 2 2020
I cento anni di Tirana

Proclamata capitale nel febbraio del 1920, la città albanese è stata protagonista a Festivaletteratura 2019 del progetto "Una città in libri"

Questa settimana si festeggia in Albania e nel mondo il compleanno di una grande città mediterranea, che è stata sotto più di un aspetto la perfetta cartina al tornasole del '900 e delle sue contraddizioni. Fondata nel 1614 sotto la dominazione ottomana e proclamata capitale dell'Albania l’11 febbraio del 1920, Tirana ha conosciuto in appena un secolo il regno di Zog I, l'occupazione fascista, la piaga della guerra, il regime di Enver Hoxha, la caduta del comunismo e l'irruzione nel nuovo millennio. «È una città che non è mai stata antica, perché anche nei tempi antichi era moderna», scrisse Indro Montanelli alla fine degli anni '30, soprattutto se paragonata ad altri centri albanesi dal glorioso passato come Scutari, Durazzo e Argirocastro; ma nel punto in cui sorge passano linee della storia e della letteratura più che mai vivide e familiari.

All'ultimo Festival abbiamo provato a raccoglierle in uno spazio ideale, allestendo insieme alla Rete Bibliotecaria Mantovana la biblioteca temporanea di una città in libri, mettendo insieme sotto la stessa tenda l'antropologa inglese Mary Edith Duhram e la grande Musine Kolakari, intellettuale dissidente e prima scrittrice albanese di respiro squisitamente europeo; i classici della letteratura arbëreshë accanto alle memorie di viaggio di Joseph Roth; i disincanti di Cancogni, Fusco e Rigoni Stern insieme a quelli di Agolli e Kadare, geniali romanzieri che nelle loro graffianti narrazioni raccontarono lucidamente le crudeli assurdità della guerra e dei regimi, per giungere infine ai nostri giorni e alla straordinaria fioritura della letteratura albanese dentro e fuori i confini del paese negli ultimi tre decenni. Ne è nata una bibliografia polifonica, per certi versi inedita (la potete sempre scaricare qui), arricchita da ventidue documentari e cinegiornali dell’Arkivi Qendror Shtetëror i Filmit e dell’Archivio Storico Luce che abbiamo proposto al pubblico per testimoniare la trasformazione di un popolo sotto la spinta di forze immani, il mutamento di costumi e narrazioni oltre la patina di propagande totalitarie di segno opposto.

Le parole chiave del progetto, organizzato col sostegno dell'Ambasciata della Repubblica d'Albania in Italia, del Ministero della Cultura dell’Albania e del Municipio di Tirana, sono state molte: storia, architettura, memoria, politica, migrazione, guerra, poesia, famiglia. Sarebbe stato tuttavia difficile, o estremamente povero, intraprendere questo itinerario affettivo senza l’apporto di ricercatori specializzati in lingua e letteratura albanese (Maria Teresa Conte, Alessandro Cuccia, Rossella Gentile, Nensi Islami, Sara Manali, Edra Risto), che ogni giorno hanno guidato con una generosità davvero indimenticabile centinaia di visitatori alla riscoperta di un’identità collettiva, veicolata da una bellissima lingua sparsa nel mondo; né avrebbe avuto una tale ricchezza di contenuto senza la direzione impressa dal curatore Luca Scarlini, che insieme alla studiosa e docente di letteratura albanese Persida Asllani ha tenuto l’accento introduttivo della città in libri.

Non meno rilevanti sono state le voci dei molti albanesi e italiani accorsi nello spazio all’inaugurazione della biblioteca e nei giorni successivi, prove viventi di mondi che si compenetrano e coabitano («Accolti da fratelli, ora ci scambiamo l’ospitalità», si leggeva in uno dei bei pensieri lasciati dai visitatori sulla mappa dell’Adriatico al centro della biblioteca); come pure quelle di artisti, architetti e scrittori che a Mantova hanno dato corpo a un’immagine vibrante di Tirana e del Paese delle Aquile. Per esempio Fatos Kongoli, autore di magistrali opere romanzesche nelle quali, a dispetto di un’intera esistenza trascorsa sotto il totalitarismo, è riuscito a imprimere ogni ricordo imprigionato e inespresso; o Virgjil Muçi, che tra fiabe e romanzi ha accompagnato il pubblico nei meandri della storia albanese passata e presente; o Elisabetta Terragni, che raccontando l'Albania attraverso i muri della capitale e la riconversione di spazi dal forte valore simbolico come l’ex sede della polizia segreta o la casa museo di Kadare, ha dimostrato come l’architettura possa essere la via maestra per riposizionare l’esperienza del passato e guardare al futuro di un luogo.

Oggi la capitale cura ancora con fatica le ferite del terribile terremoto che lo scorso novembre l'ha messa in ginocchio insieme ad altri centri albanesi. Ma la sua storia, senza un briciolo di retorica, insegna quanta tenacia e forza d’animo possa nascondersi nel cuore di chi soffre. Lo abbiamo imparato ascoltando le melodie del partire cantate magicamente da Elina Duni al Teatro Bibiena, in un concerto che è rimasto impresso nella memoria di molti e che ha davvero abbracciato terre lontane e vicine in un unico, favoloso ordito sonoro. Urime Tirana!


Immagine di copertina: Tiranë - Panorama (1920).

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