Il coraggio di rinascere
12 9 2021
Il coraggio di rinascere

Il Festival da remoto - Giorno 4

Festivaletteratura raccoglie la sfida e continua a orientarsi verso un racconto sempre più diretto e coinvolgente anche per chi lo vive da lontano. Di seguito il resoconto del primo giorno, raccontato da una volontaria in diretta da Venezia.


Non chiedetemi come sia possibile, ma è arrivato il giorno conclusivo di Festivaletteratura. Mi sveglio con un po’ di malinconia già addosso e so che nei prossimi giorni proverò molta nostalgia ripensando a questa esperienza. Ho condiviso con voi le mie giornate qui a Venezia, sempre sintonizzata sul Festival per seguirlo da remoto. Non sono mai stata a Mantova e in questi giorni ho più volte immaginato le strade al di là delle pareti trasmesse dalle dirette streaming. Chissà, magari il prossimo anno sarà quello giusto per prendere un treno e visitare di persona il Festival e la città che lo ospita.

Esco per una passeggiata con Noce, il mio barboncino, poi alle 11 sono di nuovo nella mia stanza con il pc collegato al primo dei tanti eventi che voglio seguire oggi: Terre rare, condotto dal giornalista Nicola Fennino. Questa puntata accompagnerà gli ascoltatori in un viaggio tra le isole. La prima tappa è Ortigia: Veronica Galletta ha ambientato proprio lì il suo primo romanzo, Le isole di Norman, con cui nel 2020 ha vinto il Premio Campiello Opera Prima. La seconda tappa sono le Azzorre, di cui ci parla Cecilia Giampaoli, autrice di un libro che proprio da queste isole ha preso il titolo. In questo romanzo l’autrice trasferisce in immagine ciò che non può intrappolare con la macchina fotografica, a partire da emozioni e ricordi personali. L’ultimo ospite è lo scrittore Fabio Deotto, recentemente tornato in libreria con L'altro mondo: La vita in un pianeta che cambia. In questo saggio l’autore propone la riscoperta di tutti quei luoghi in cui le conseguenze della crisi climatica sono già evidenti. Tra questi, anche delle isole: le Maldive e Venezia. La seconda è la mia città, per questo mi rattrista la citazione dal suo libro: «Questo posto è destinato a subire le conseguenze di scelte già compiute». Deotto considera Venezia come il simbolo del motivo per cui non possiamo permetterci di gettare la spugna: se un gioiello come San Marco viene eroso dall’acqua alta - ed esistono solo soluzioni contenitive ma non risolutive, come il Mose – bisogna fare qualcosa per salvarlo. Né illusione né catastrofismo: entrambe sono visioni miopi. Non sarà necessariamente un mondo di privazioni, ma dobbiamo riconoscere il prima possibile l’esigenza di cambiare. In fin dei conti, con o senza il nostro benestare, alcune cose muteranno comunque, dovremo vivere in modo diverso.

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Spengo la radio e continuo a riflettere su questo ultimo intervento. Festivaletteratura ha organizzato numerosi eventi legati all’ecologia e all’ambiente, alcuni rivolti in modo speciale ai bambini: come ha affermato ieri la scrittrice Rebecca Solnit, l’unica strada per risolvere le crisi è l’informazione.

Spengo il pc per la pausa pranzo, poi alle 14 mi sintonizzo sul giornale radio, ormai appuntamento obbligato delle mie giornate di Festival. Per la Posta del cuore viene letta una lettera indirizzata al neuroscienziato Joseph Ledoux, poi lo scrittore Valerio Varesi racconta il suo rapporto con libri e audiolibri, i primi trattati con ossequioso rispetto e i secondi ascoltati durante i tragitti in macchina.

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Alle 14.40 comincia l’ultima puntata del programma radiofonico Le decadi e non posso assolutamente perderla perché si parlerà del mio anno di nascita, il 2001. Esattamente vent’anni fa: dal G8 di Genova alle Torri Gemelle e al primo trapianto di cuore artificiale, passando per romanzi, canzoni e tutto ciò che ha costituito la quotidianità di quell’anno così importante per me. Sono davvero curiosa! Lo psicoterapeuta Valentino Franchitti illustra quelle che secondo lui sono le conseguenze psicologiche dell’attentato dell’11 settembre: si ha costantemente a che fare con la paura, e la si ritrova impersonata nell’altro. Si è più diffidenti, più chiusi, più spaventati da ciò che non si conosce. Franchitti definisce il 2001 viene definito “anno ombra”: in psicoanalisi l’ombra è la parte di sé che le persone non riconoscono, quella negativa che rifuggono, ma altrettanto reale e inevitabile di quella positiva. Lo psicoterapeuta conclude il proprio intervento citando Nietzsche: «Devi amare te stesso così come sei, così cessa ogni ingiuria verso l’essere inferiore».

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Io non ho paura, pubblicato vent’anni fa da Niccolò Ammaniti, è il libro che è stato scelto per essere oggi giudicato dalla copertina: un orizzonte giallo di un campo di grano che si scontra con un cielo viola prossimo alla tempesta, il tutto circondato dal vuoto del bianco; non è un’immagine di reportage, ma una metafora del mondo personale che condividiamo, fatto di paure, emozioni e speranze.

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La fotografa Giulia Ticozzi racconta i suoi ricordi tra le strade di Genova durante la manifestazione di dissenso verso il G8. Di seguito il conduttore Valerio Millefoglie lascia la parola all’amico Andrea, che al momento del crollo della Torre Sud era in volo da Milano a New York, a due ore dalla destinazione. Il pilota annunciò ai passeggeri che sarebbero atterrati in Canada, senza nessuna spiegazione, e solo una volta lì venne raccontata loro ogni cosa. Per dodici ore non poterono uscire dall’aereo, poi vennero trasferiti in una palestra dove rimasero senza accesso ai propri bagagli per una settimana, al termine della quale furono imbarcati in un volo che li riportò in Italia. Fu proprio in quella palestra che Andrea vide per la prima volta le immagini del crollo. L’ultimo ospite è l’ottantottenne Leonardo Altobelli, medico di base foggiano in pensione che con ben quattordici lauree si classifica persona più titolata al mondo, oltre che studente più anziano. Ricordando Robert L. Tools, a cui nel 2001 fu trapiantato il primo cuore artificiale della storia, che gli regalò altri 151 giorni, Altobelli racconta la decisione di riempire il tempo lasciato libero dalla pensione dedicandosi allo studio.

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Ascolto anche il programma successivo, Autrici di civiltà, in cui oggi si parla di sindache italiane: hanno alle spalle una storia ancora breve, ma destinata ad essere ricordata. Nella raccolta Le sindache d’Italia, le autrici Michela Ponzani e Andrea Catizone raccontano e valorizzano proprio le realtà in cui le sindache lavorano. Catizone, ospite di questa quinta puntata, esprime la speranza di vedere in futuro più donne ricoprire incarichi istituzionali.

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Spengo la radio per l’ultima volta. In questi cinque giorni ho imparato tanto, non c’è stato un solo evento che non mi abbia offerto nuovi spunti di riflessione. Chissà, magari il prossimo anno sarò davvero anche io a Mantova. Intanto, è giunto il momento di mettere l’ultimo punto su questo diario condiviso da remoto: la mia prima esperienza a Festivaletteratura si è conclusa.

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