L'arte sotto accusa II
8 9 2018
L'arte sotto accusa II

Processo a Giuseppe Biasi

Emblematici casi giudiziari riaperti grazie ai documenti conservati negli archivi italiani, ma anche dialoghi sulla libertà e sulla responsabilità dell’artista, sui rapporti tra arte e potere, sulla produzione del mercato dell’arte, sulla fotografia e sull’architettura: questi gli incontri di Festivaletteratura dedicati all’Arte in tutte le sue declinazioni.


Continuano i processi di Palazzo Te dedicati al mondo dell’arte e al microcosmo che si cela dietro la figura pubblica di grandi pittori e architetti. Romano De Marco presenta una nuova scena in cui Danilo Craveia e Mario Lupano raccontano e svolgono alcuni nodi della vita, della produzione artistica e del processo a Giuseppe Biasi. A sorpresa interviene Marcello Fois che restituisce un inaspettato ritratto del pittore con cui condivide le origini sarde.

Cosa porta Giuseppe Biasi sul banco degli imputati? E perché le accuse contro di lui che non troveranno mai esecuzione in un vero processo vengono lanciate a Biella, lontano dalla natia Sassari?
Biasi è un artista poliedrico e sfuggente, che si muove con maestria tra illustrazioni e caricature, incisioni e pittura. La somma di queste abilità è un’opera dalla forza comunicativa d’impatto che prende spunto tanto dalla grafica pubblicitaria quanto dal suo interesse per la propria terra, un’entità arcaica, omerica che troneggia nel centro del Mediterraneo. La ricerca di luoghi primordiali e, in generale, di materiale etnografico non è una novità all’alba del Novecento: se ne occupano Gaugin a Kandinskij, sino alle raccolte di musica tradizionale di Bartók e Stravinskij. Le suggestioni di viaggio si declinano seguendo raffinatissime influenze europee, in primis quelle della Secessione viennese. Non a caso, gli anni di maggior successo di Biasi ruotano intorno all’esposizione del 1913 della Secessione Romana e a diverse edizioni della Biennale di Venezia.

(caricamento...)

La fine della Grande Guerra, l’avvento di una nuova generazione d’artisti d’avanguardia e l’esclusione totale dai circuiti fascisti spingono Biasi a spostarsi e a portare avanti la propria ricerca altrove: prima nelle colonie italiane del Nord Africa, poi nella placida provincia di Biella. In questo senso, Craveia lo definisce una «personalità inattuale», mentre Fois un «intellettuale ambiguo» al di là di un sistema culturale onnicomprensivo come era quello del fascismo. E proprio le atmosfere sensuali e torbide delle sue tele dai soggetti esotici prima, quelle bucoliche poi lo vedono lontano dalle posizioni impegnate di molti letterati e artisti. Biasi trova una ricca committenza nella florida imprenditoria tessile del biellese, dove aleggia un tacito spirito a-fascista. L’iniziale passaggio per Biella si trasforma in un soggiorno stabile che viene progressivamente percepito dagli artisti locali come un’usurpazione straniera. Più l’ostilità della città aumenta, più si fanno importanti le commissioni che apprezzano il suo talento poliedrico in grado di adattarsi anche alle richieste di paesaggi agresti incontaminati. Qui Biasi trascorre gli anni della Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui scivola sempre più nelle gelosie e nei conflitti personali.

(caricamento...)

Gli attacchi contro di lui aumentano esponenzialmente sino all’arresto nella primavera del 1945 per mano di un altro pittore, Guido Mosca. L’accusa è quella di collaborazionismo con le forze tedesche, che alloggiano nello stesso hotel di Biasi. La sua posizione non è resa facile dalla conoscenza del tedesco e da una manifesta passione per la cultura tedesca. Seguono giorni di detenzione e interrogatori della polizia partigiana che il 2 maggio 1945 decide di trasferirlo in una nuova base insieme ad altri prigionieri. Il convoglio si blocca presto per un guasto, i partigiani si allontanano dai detenuti che, intanto, scendono dal camion. Qui si consuma un’esecuzione contro Biasi, il più anziano e l’ultimo della fila. Per anni si è parlato di lapidazione o percosse violente, ma dalle ultime testimonianze è emerso che venne preso a cinghiate da un uomo canuto. Della sua fine se ne accorgono solo più tardi, non c’è stato un colpo di grazia, bensì una serie di eventi accumulatisi negli anni che trovano una conclusione fatale nello stesso giorno della capitolazione nazista.

Fois propone un confronto interessante con le vicende di un altro artista sassarese, Mario Sironi. Il 25 aprile 1945 viene catturato da un gruppo di partigiani con a capo Gianni Rodari che, riconoscendolo, gli concede un lasciapassare e gli risparmia la fucilazione. Un esito tragicomico per un accanito fascista. Se Sironi è salvato solo dalla propria arte al di là delle fazioni politiche, Biasi trova la sua fine a causa della sua arte, dopo anni di diatribe e gelosie ad essa legate.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 5 “Divina sezione” - Evento 7 “Popster” - Evento 8 “Processo a Jacopo Sansovino” - Evento 34 “Scrivere architettura” - Evento 42 “Processo a Caravaggio, Orazio Gentileschi e Onorio Longhi” - Evento 78 “Città-mondo: Gerusalemme” - Evento 85 “Rieducare lo sguardo ai colori” - Evento 93 “Achille Castiglioni: ieri, oggi, domani” - Evento 119 “Città-mondo: Istanbul” - Evento 130 “Abitare l’iconosfera” - Evento 139 “Il design non era nei miei panni” - Evento 149 “Processo a Paolo Veronese”.

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